Sul pascolamento l’interpretazione ministeriale del benessere animale rischia di non riconoscere il grande lavoro degli allevatori. È quanto afferma Coldiretti Cuneo, che chiede una maggiore attenzione alle imprese che presidiano i territori montani e tutelano la biodiversità, a due anni dall’entrata in vigore della nuova PAC e del sistema degli ecoschemi. “Abbiamo evidenziato la questione già dallo scorso maggio con una precisa comunicazione all’Assessorato regionale all’Agricoltura e abbiamo proseguito con altre lettere specifiche, poiché è fondamentale un intervento politico verso il Ministero da parte della Regione, affinché il Piemonte, ed in particolare la provincia Granda, non perda la sua grande tradizione allevatoriale - spiega Enrico Nada, presidente di Coldiretti Cuneo -. A seguito del lungo pascolamento durante i mesi primaverili ed estivi, è infatti necessario un periodo di stabulazione fissa per conservare l’integrità dei capi della mandria”. “Non è accettabile che un’interpretazione meramente burocratica del Ministero metta a rischio lo straordinario patrimonio piemontese dell’allevamento, tipico delle nostre valli - aggiunge Francesco Goffredo, direttore di Coldiretti Cuneo -. Né è pensabile che la stragrande maggioranza degli allevamenti resti esclusa per l’intera programmazione della PAC. Per questo continueremo a lavorare affinché non vengano ingiustamente penalizzati”.