CUNEO - Perché Cuneodice.it non partecipa al flash mob 'Giù le mani dall'informazione'

Le 'putt*ne' ? Guadagnano meglio. Senza essere tacciati di benaltrismo possiamo affermare che gli attacchi alla libertà vengono da altre parti...

Samuele Mattio 13/11/2018 13:26

 
In queste ore i giornalisti italiani si stanno mobilitando per scendere in piazza per difendere la libertà di informazione dopo gli insulti alla categoria arrivati dai vertici del Movimento Cinque Stelle: “Pennivendoli”, “Puttane”, “Infimi sciacalli”. 
 
La Federazione nazionale della Stampa italiana e le Associazioni Regionali di Stampa hanno organizzato per oggi, martedì 13 novembre 2018, dalle 12 alle 13, dei flash mob nella piazze dei capoluoghi di regione per dire "Basta attacchi ai giornalisti" e "Giù le mani dell'informazione". Un'iniziativa della quale la redazione di Cuneodice.it prende atto, ma alla quale ha scelto di non partecipare, nemmeno 'con il cuore' come si suol dire in questi casi.
 
Ovviamente non condividiamo l'attacco di Di Battista e Di Maio, se non altro perché lo sparare nel mucchio è sempre un errore. Sarebbe come affermare che “I politici sono tutti ladri”, una generalizzazione che probabilmente  ha favorito l'ascesa al potere dello stesso Movimento Cinque Stelle, ma che non corrisponde alla realtà.
 
Fa però sorridere che oggi chi ieri emanava 'editti bulgari', cacciando dal servizio pubblico, tra gli altri, uno dei più grandi giornalisti italiani del novecento parli di 'Clima illiberale'. L'allergia all'informazione 'non allineata' con la linea governativa ha sempre irritato chi in quel momento era al potere: gli articoli con le affermazioni di Renzi (tanto per citarne uno) sui giornalisti quando era Presidente del Consiglio sono ancora on line per ricordarcelo. 
 
Diciamola tutta, gli attacchi alla stampa sono arrivati da più parti in tutte le epoche, i nostri lettori con i capelli bianchi ricorderanno la canzone 'Penna a Sfera' di un giovane Antonello Venditti, mentre anche gli utenti imberbi avranno ascoltato almeno una volta la celebre “Avvelenata” di Guccini, nella quale il cantautore si scaglia contro il critico musicale Bertoncelli che lo aveva criticato, accusandolo di 'sparare cazzate'. Di esempi è pieno anche lo sport, con il 'Sono più uomo io di tutti voi messi assieme' gridato in sala stampa dal centravanti della Nazionale di calcio, Bobo Vieri durante gli Europei del 2004. E che dire di David Walsh, il giornalista che non credeva alla bella favola di Lance Armstrong, costato al Sunday Times, il giornale per cui scriveva, centinaia di migliaia di dollari in spese legali, prima di essere riabilitato. Certamente   quando certe affermazioni provengono da chi detiene il potere il peso è diverso, ma l'excursus in altri campi è necessario per la comprensione di un clima quantomeno diffuso.
 
Senza essere tacciati di benaltrismo possiamo affermare con una buona dose di sicumera che gli attacchi alla libertà di informazione che riscontriamo oggi, non provengono dalle affermazioni sboccate e fuoriluogo dei pentastellati, ma da un vero e proprio 'sistema' radicato nel paese dove ad un giovane che si accosta alla professione del giornalista viene sempre consigliato di 'Lasciare perdere'. 
 
Il motivo non è la mancanza di libertà di stampa, su cui ci sarebbe molto da discutere, anche e soprattutto per i giornalisti locali, ma perché in molti casi il semplice sostentamento economico è molto difficile: collaborazioni ad articolo, Co.co.co., lavoro nero dilagante. Attualmente, ad eccezione dei soloni avvinghiati alle poltrone del quarto potere, possiamo tranquillamente affermare che le puttane (anche se per ovvi motivi mancano i relativi studi di settore) guadagnino meglio. 
 
Le garanzie per la categoria sono fuoco fatuo e solo grazie all'impegno di poche mosche bianche vengono rispettati quel minimo di 'diritti umani'. Oltre ai professionisti mal pagati la questione dell'indipendenza dei giornali rispetto a ciò che devono raccontare non è certo di poco conto, ma siamo certi che non bastino, come propongono i Cinque Stelle, gli 'editori puri'. Anche perché la stragrande maggioranza degli introiti proviene dalla pubblicità e dunque la montagna partorirebbe il più classico dei topolini. I nostri governanti, invece che sproloquiare, si occupino concretamente del tema.

Per farla breve siamo pronti a scendere in piazza a favore di una riforma seria del sistema dell'informazione che consenta agli editori di monetizzare e ai giornalisti di vivere dignitosamente facendo il proprio lavoro, mentre non ci interessa manifestare per difendere una categoria che rischia l'estinzione per altre cause, in quanto, parafrasando una massima che si sente sulle tangenziali di tutta Italia, continuando di questo passo, arriveremo a dire: 'Finito soldi, finito informazione'. 

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