BORGO SAN DALMAZZO - 'Perchè investire 13 milioni di euro di denaro pubblico per sostituire un impianto che funziona?'

A Borgo San Dalmazzo si è riunito il 'fronte del no' al nuovo biodigestore, guidato dall'ex assessore Mauro Fantino, che ha annunciato la creazione di un comitato

Andrea Dalmasso 27/01/2020 23:20

Grande partecipazione a Borgo San Dalmazzo per la serata organizzata per dire “no” al progetto del nuovo biodigestore: borgarini e non hanno riempito nella serata di lunedì 27 dicembre la sala polivalente di piazza della Meridiana, per l’iniziativa organizzata tra gli altri da Mauro Fantino, consigliere comunale ed ex assessore, dimessosi a dicembre proprio per i contrasti con l’amministrazione sul tema del nuovo impianto di smaltimento dei rifiuti organici. Ad introdurre la serata è stato lo stesso Fantino: “Questo progetto non era nel programma elettorale dell’attuale Sindaco, è mancato del tutto il coinvolgimento della popolazione. E’ stata fatta una riunione a novembre, ma a giochi ormai fatti: lo studio di fattibilità era già stato presentato in Provincia il 30 settembre. Inoltre lo hanno definito “ammodernamento”, ma non è così: è stato scelto questo termine per addolcire la pillola, ma si tratta a tutti gli effetti di un nuovo impianto”. L’ex assessore ha annunciato la creazione di un comitato per opporsi al progetto, con raccolte firme, nuove serate informative nelle frazioni e in altri comuni ed altre iniziative volte a fermare l’iter di realizzazione dell’impianto approvato dall’assemblea dei 54 comuni che compongono Acsr.
 
Per realizzare questo impianto - ha proseguito Fantino - si dovrà rinunciare alle sezioni di smaltimento di carta e plastica presenti nel sito di San Nicolao, che ad oggi funzionano bene. Perché affrontare un investimento da oltre 13 milioni di euro, che si ripagherà dopo almeno 12 anni, per sostituire un impianto che funziona?”. E ancora: “Nessuno ha specificato dove andrà a finire lo scarto dei rifiuti trattati nel biodigestore, né dove finiranno gli impianti di smaltimento di carta e plastica. Un impianto che raccoglie tutti i rifiuti della provincia andrebbe messo in una posizione baricentrica, Borgo chiaramente non risponde a questo requisito. Inoltre chi può escludere che, in caso di difficoltà, Acsr in futuro non decida di affidare l’impianto ad un privato? In quel caso perderemmo ogni controllo su ciò che succede all’interno”.
 
A seguire l’intervento di Franco Dini, medico ed ex consigliere comunale borgarino: “Non siamo contrari ai biodigestori in generale, siamo contrari a questo biodigestore, di queste dimensioni e in quella posizione: San Nicolao non è più campagna com’era qualche decennio fa. Si sta pensando ad un impianto sovradimensionato, che dovrebbe ricevere il quadruplo dei rifiuti che riceve oggi, solo per fare soldi tramite gli incentivi statali e la vendita del biogas prodotto, ma si fanno i conti senza l’oste: i comuni della provincia saranno disponibili a portare qui i loro rifiuti organici oppure sceglieranno soluzioni più economiche? A chi verrà venduto il biometano che si produrrà? Per non parlare dei problemi di inquinamento del suolo e di qualità dell’aria, legati anche al trasporto dei rifiuti”.
 
Dini ha poi fornito alcuni numeri tratti dal progetto proposto da Acsr: “Gli scarti passerebbero dalle 1500 tonnellate annue attuali a 4000 tonnellate annue, ma non ci è stato detto come verranno smaltiti. Il consumo dell’acqua passerebbe da 4000 a 20000 metri cubi all’anno. Si tratta poi di tecnologie rumorose, ci sarebbero anche problemi di rumore, e per far funzionare l’impianto servirebbe più del doppio dell’energia che serve oggi”.
 
Un progetto, quello del nuovo biodigestore, che è stato assoggettato dalla Provincia alla Valutazione di Impatto Ambientale. Un aspetto che farebbe sorgere secondo il “fronte del no” problematiche in termini di tempistiche, nell’ottica dell’ottenimento degli incentivi statali a cui Acsr mira: “Si vuole fare questo impianto per accedere a questi contributi, ma la scadenza per accedervi è il 31 dicembre 2022: noi oggi siamo ancora in attesa della VIA, per la quale potrebbero servire mesi. Poi si dovrà pubblicare la gara d’appalto, autorizzare il progetto e successivamente presentare la documentazione per ottenere i finanziamenti. Prima di ottenerli servirebbe poi un collaudo di 6 mesi. Io ho forti dubbi sul fatto che tutto questo sia fattibile entro la fine del 2022”. 
 
Nel dibattito si è poi inserito anche Ettore Zauli, anch’egli ex consigliere comunale di Borgo San Dalmazzo, molto duro nei confronti di Gian Paolo Beretta e della sua amministrazione: “Nel programma del Sindaco e nel Documento Unico di Programmazione del Comune 2018-2020 c’era la delocalizzazione dell’impianto, ora ci ritroviamo questa decisione calata dall’alto. Si tratta di un problema politico importante”. Zauli, agronomo di professione, ha poi criticato alcuni aspetti tecnici del progetto, anche sotto il punto di vista della possibilità di soddisfare il fabbisogno di rifiuti: “A Cairo Montenotte hanno inaugurato da poco un biodigestore, mi sembra folle pensare che da Ceva o Mondovì possano accettare di portare qui i rifiuti organici: se non saranno disposti a farlo come si risolverà il problema? Nel progetto peraltro la produzione di biogas è stata decisamente sovrastimata. Ci dicono che gli odori diminuiranno perché i processi saranno chiusi, ma il materiale che arriverà verrà stoccato, quindi dubito che non ci saranno davvero emissioni. Inoltre nessuno ci ha spiegato quali sarebbero i vantaggi concreti per Borgo San Dalmazzo e per i suoi abitanti”.
 
In chiusura, dopo gli interventi del pubblico, tutti contrari al progetto, ha preso la parola la deputata borgarina del PD Chiara Gribaudo: “Si deve decidere con la testa, non con la pancia: non sono contraria a prescindere agli impianti di gestione e smaltimento dei rifiuti, ma qui era stato trovato un sistema gestibile, che funziona. Peraltro, ammesso e non concesso che tutti i comuni della provincia accettino di portare i loro rifiuti qui, potrebbero anche non essere sufficienti per il funzionamento del biodigestore”. La parlamentare del Partito Democratico ha infine fatto riferimento alla precedente riunione organizzata a novembre a Borgo San Dalmazzo: “Acsr allora non ha fornito alcuna risposta concreta. Le valutazioni sono state fatte con leggerezza, in maniera assolutamente superficiale. Quella sera sono tornata a casa con una domanda: “A chi conviene questo impianto?”. Ad oggi nessuno ha saputo darmi una risposta. Dobbiamo muoverci ora: è importante capire che questo non è solo un problema per Borgo, ma per tutto il nostro territorio e per il suo futuro”.
 
 

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