CUNEO - Polemica a Cuneo sul bollo per le manifestazioni: “Una tassa sulla democrazia”

Oltre a prevedere tempi più lunghi per indire banchetti e presidi, la nuova normativa vieta l’uso dei megafoni: “Ma la politica deve anche farsi sentire”

Andrea Cascioli 30/06/2021 19:32

 
L’ex candidato sindaco di Cuneo per i Beni Comuni, Nello Fierro, ci scherza sopra: “Il divieto di utilizzare megafoni nelle manifestazioni? Se i film di Peppone e don Camillo fossero stati ambientati a Cuneo non avremmo avuto le scene più belle, quelle con gli altoparlanti al comizio coperti dal suono delle campane. La politica, ogni tanto, ha necessità di farsi sentire”.
 
La questione non riguarda solo il divieto di utilizzare amplificatori sonori durante presidi e cortei, che pure sarebbe già sufficiente a sollevare polemiche. Nella nuova normativa sull’occupazione di suolo pubblico, approvata a maggio dall’amministrazione comunale, si impone anche l’obbligo di comunicare l’indizione di banchetti con almeno quindici giorni di anticipo. Viene meno, per giunta, la precedente esenzione dal bollo per le richieste presentate da movimenti e partiti politici: chi vorrà manifestare quindi dovrà pagare i 32 euro dovuti all’Agenzia delle Entrate. “Una richiesta che rischia di limitare la partecipazione democratica” protesta Fierro in Consiglio comunale, lamentando la generale “burocratizzazione” delle pratiche: “Dalla richiesta scritta si è passati a una compilazione tramite Spid, neanche fosse un’autorizzazione edilizia. E i quindici giorni di preavviso sono un problema, quando sorge l’urgenza di convocare un presidio”.
 
La problematica sollevata dal consigliere della sinistra civica “anche a nome delle altre liste, dei movimenti e delle associazioni” trova la piena solidarietà di un altro esponente dell’opposizione “dura e pura”, Beppe Lauria: “Mai viste assurdità come in quest’ultimo periodo da parte dell’amministrazione. Tutto ciò che riuscite a fare è vietare qualcosa a qualcuno, ovviamente non a voi” tuona il portabandiera della destra rivolgendosi alla giunta. Qualche perplessità viene anche dai banchi della maggioranza, con il capogruppo del Partito Democratico Carmelo Noto che chiede perlomeno di “ammorbidire” la tassa: “Ammetto che in questa fase anche noi abbiamo difficoltà a comprendere l’imposta, ma si tratta di una misura che tutti i comuni stanno prendendo. Sono andato a vedere i regolamenti comunali di Trento, Padova, Milano: tante città hanno adottato lo stesso provvedimento”.
 
L’assessore Luca Serale prova a gettare acqua sul fuoco ricordando che la delibera è un semplice aggiornamento di quella adottata nel lontano 2010: “Il divieto di utilizzare casse e megafoni era già presente. Quanto all’esenzione dalla marca da bollo, la normativa nazionale risale al 2018 e si specificano gli eventi che possono e non possono essere esentati: il Comune non può interpretare la legge a piacere”. Qualche spiraglio sulla tempistica: il termine fissato in quindici giorni viene ritenuto idoneo all’istruttoria richiesta, ma l’assessore promette che si lavorerà per ridurlo.
 
Secca la replica di Fierro: “Se si mette un divieto affermando che ‘c’era già da dieci anni’ ma non era mai stato fatto rispettare, allora tanto vale abrogarlo. In quindici giorni si fanno e si disfano maggioranze di governo, mentre a noi si chiede di rispettare tempistiche da Paese dell’Est Europa”.

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