Riceviamo e pubblichiamo.
Sono un normale cittadino che, avendo dovuto usufruire del servizio sanitario, è incappato nel problema delle prenotazioni per visite ed esami, di cui si sta discutendo da un po' di tempo sui giornali. Sono stato sollevato nel leggere che si parlava della faccenda - o meglio, che c'era qualcuno disposto a sollevare il polverone, perché il privato cittadino spesso si sente semplicemente impotente. Non c'è dubbio che i problemi, se non se ne parla costruttivamente, non si risolvano da soli.
In effetti è innegabile che dall'anno scorso - l'indicazione temporale è legata a quella che è la mia esperienza diretta - prenotare una visita o un esame sia diventato una battaglia. Questo è un dato di fatto: se qualcuno lo nega è solo perché, per accedere alle prestazioni, evidentemente non ha bisogno di passare attraverso i canali ufficiali, dedicati alla gente comune come me. Ciò detto, il motivo per cui scrivo è che ho sentito spesso dire che parlarne, tirare fuori ciò che non funziona, non va bene. Che la colpa è di chi ha sollevato la questione, nonostante sia evidente un problema strutturale.
Cioè, io, da privato cittadino che usufruisce di un sistema - pagato dalla società e rivolto alla società - dovrei tacere e non segnalare costruttivamente quello che non va, perché se no le cose peggiorano? (testuali parole di un medico: "più fate così, più avrete ritardi", e mi permetto di sottolineare che ha parlato di "voi", non di "noi"). Dovremmo quindi accettare che una cosa così preziosa come la sanità pubblica venga malgestita, senza che si possa semplicemente segnalare che c'è qualcosa che non va, in nome delle classifiche del migliore ospedale, dei sorrisi e i selfie degli amministratori sui social, delle dichiarazioni splendide e roboanti di successi inimmaginabili, e delle narrative dei politici di turno?
Davvero dobbiamo credere che coloro che - di fronte ad un oggettivo problema di gestione - si sono spesi in dichiarazioni tra il paternalistico e l'infuocato, per prenotare un esame vadano su www.salutepiemonte.it? Davvero parlano a ragion veduta e per il bene della società?
Questo è il modello che vogliamo che le prossime generazioni imparino? Tacere, nascondere gli scheletri nell'armadio, la polvere sotto il tappeto, unicamente perché chi è al timone non vuole che sia.
E poco importa se una cosa tanto preziosa come la nostra sanità, con tutta la professionalità di chi ci lavora, si va a perdere sotto le suole di chi la usa come trampolino, e sotto gli occhi di chi è talmente rassegnato da neanche più reagire. Con tanta buona pace, tra l'altro, per tutti quelli che questi diritti - che abbiamo e che a volte neanche apprezziamo - se li sono conquistati, per poi regalarceli.
Lettera firmata