CUNEO - Quasi mezzo chilo di rifiuti per ogni chilometro sulle Alpi: i risultati del progetto CleanAlp

Tra tutte le escursioni quella sul Sentiero dei fiori in valle Stura è stata la più pulita. L’iniziativa intende analizzare l’immondizia che invade le montagne e cercare di innescare un cambiamento

Micol Maccario 16/12/2023 08:31

Se ci chiedono di pensare a un ambiente inquinato la prima immagine che ci viene in mente è il mare pieno di plastica. Ma anche la montagna può riservare spiacevoli sorprese: ai lati dei sentieri o tra le rocce, anche ad altitudini elevate, si possono trovare facilmente bottigliette, assorbenti, cartacce, involucri di plastica per alimenti per una media di quasi mezzo chilo di rifiuti ogni chilometro dei sentieri delle Alpi. Questo è il dato allarmante diffuso da CleanAlp, il primo progetto al mondo che si dedica allo studio dell’inquinamento da plastica e altri rifiuti sulle nostre montagne. CleanAlp è stato ideato e realizzato dall’European Research Institute e utilizza il metodo della scienza partecipata (citizen science in inglese), che prevede, come spiegano sul sito ufficiale, “un’attività di ricerca scientifica a cui possono collaborare tutti, sotto la guida dei ricercatori e con un preciso protocollo”.
 
È stata una ricerca durata due anni, con escursioni sui sentieri alpini di alta montagna per un percorso totale pari a 488,08 chilometri. Il progetto ha interessato anche le zone del Cuneese, che hanno segnato un record positivo: il Sentiero dei fiori in valle Stura, sulla base delle analisi finali, è stato giudicato il più pulito tra quelli analizzati. Al contrario, quello con il carico maggiore è stato quello al monte Barone, in val Sessera (Biella). In generale, il progetto si era posto fin dal principio l’obiettivo di agire sul parco delle Alpi Marittime, il parco nazionale del Gran Paradiso e il parco nazionale della Valgrande.          
 
I rifiuti trovati in maggiore quantità sono i fazzoletti di carta, seguiti dai mozziconi di sigaretta. Ma, se si ragiona per macrogruppi, quello delle confezioni per alimenti supera tutti gli altri: cartacce di cioccolatini e caramelle, sacchetti di plastica con feci di cani, borse, cotton fioc, involucri per alimenti e bottigliette. Ma anche ritrovamenti fuori dal comune come biancheria intima e pneumatici. Diversamente da come si potrebbe pensare, non tutti sono rifiuti recenti, gettati nelle ultime estati, alcuni tra quelli ritrovati risalgono agli anni ’70 ed erano ancora in perfetto stato estetico.
 
Progetti come questo sono utili per comprendere che è necessario mettere in atto azioni di prevenzione che partano dalla piena consapevolezza della situazione. Da un certo punto di vista l’inquinamento montano non è come quello marino. Nel caso del mare i rifiuti arrivano anche da molto lontano. Al contrario, in montagna non esistono correnti marine che spostano i materiali, i rifiuti che si trovano tra i monti sono stati portati direttamente lì da qualcuno. Solo con un inteso programma di educazione e, in molti casi, ri-educazione si potrà contrastare il fenomeno. 
 
In parte l’obiettivo di CleanAlp è anche questo. Infatti, oltre alla ricerca, sono state realizzate attività educative con scuole primarie e secondarie sia con interventi in classe sia con azioni sul campo per esaminare la situazione da vicino. Inoltre, è stata studiata una sezione apposita dedicata alla formazione destinata a 212 professionisti della montagna e 867 persone hanno partecipato a talk, spettacoli e mostre. Ma il progetto non finirà adesso perché CleanAlp continuerà anche i prossimi mesi con attività di divulgazione, altre escursioni, formazione ed eventi pubblici. 
 
La storia del progetto
 
CleanAlp ha posto le sue basi in un’iniziativa precedente, Stop the Alps becoming plastic mountains, avviata nel 2021 in collaborazione con quattro rifugi e il Dipartimento di Scienze Applicate e Tecnologia del Politecnico di Torino. Era nato dalla consapevolezza della necessità di interventi concreti, che cercassero di migliorare la situazione di inquinamento che invadeva (e invade) gli ecosistemi, nessuno escluso. Già in quella prima iniziativa le persone coinvolte avevano iniziato a raccogliere rifiuti e informazioni sulla situazione. Il primo allarme è arrivato nel 2022 quando, dopo alcune analisi, erano state ritrovate microplastiche nella neve anche se era periodo di pandemia, oltre a spazzatura in plastica a più di 1.600 metri sul livello del mare. 
 
CleanAlp è nato da quell’esperienza, come un modo per sensibilizzare, agire e documentare tutti i rifiuti che incidono negativamente sull’ambiente alpino, uno degli ultimi ambienti parzialmente incontaminati dell’Europa meridionale e di fondamentale importanza per il funzionamento di tanti altri. Nella speranza di generare consapevolezza e salvaguardare la natura per il presente, ma soprattutto per il futuro.

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