CUNEO - Questione montana: un dibattito che non ha bisogno di approcci "dall'alto"

Una riflessione sulle ultime dichiarazioni di Marco Bussone, presidente nazionale dell'Unione dei Comuni Montani

d.b. 13/03/2023 08:07

Marco Bussone, presidente nazionale dell ‘UNCEM (Unione Nazionale Comuni Montani) è intervenuto ieri, su “La Stampa”, per impartire una autorevole benezione al dibattito sulla montagna ospitato recentemente sulle pagine cuneesi del quotidiano. Bussone scrive: "Plauso ai giornalisti e alle giornaliste della redazione cuneese. Altri potranno copiare". Affermazione che lascia perplessi, quest'ultima, giustificabile solo dal fatto che il presidente nazionale UNCEM non legge assiduamente la stampa locale cuneese né frequenta le sue testate online. Eh sì, perché negli ultimi mesi sia il nostro giornale, nella versione cartacea e online, sia “La Guida”, sia “Il Corriere di Saluzzo”, sia “TargatoCN” e altre testate, comprese quelle più vicine ai singoli territori come “Il Caragliese” o “Il Drago” hanno dato ampio spazio ai temi che riguardano la “questione montana” e non hanno proprio bisogno di copiare da nessuno. Forse Bussone si riferiva ad altri quotidiani nazionali? Conta per lui soltanto l’opinione dei giornali nazionali? Eppure l’UNCEM fa dell’attenzione ai territori il suo “core business”, il suo fiore all’occhiello.
 
Ancora un passaggio di Bussone, a proposito del dibattito sulla montagna: "Accade poco spesso sulle colonne di quotidiani e giornali locali, tantopiù con articoli lunghi e a firma dei protagonisti stessi, non mediati da interviste e da giornalisti". Ci sembra una considerazione poco rispettosa della professionalità dei giornalisti e della funzione dei giornali, che – a quanto pare - dovrebbero ridursi a contenitori di testimonianze, memoriali, opinioni, senza interventi critici. Ma veniamo ai protagonisti del dibattito su “La Stampa”. Interventi di altissimo profilo, importanti come attesta Bussone. Certo, è innegabile. Interventi di figure istituzionali e accademiche o di esponenti che sono sulla scena politica e culturale da quasi mezzo secolo, a cui speriamo si aggiungano, prossimamente, le voci di qualche giovane, di chi oggi sta sperimentando nuovi approcci alla vita in montagna. Sono tanti, infatti, i giovani che avrebbero qualcosa da dire. “Cuneodice”, nei mesi scorsi, ha dato voce ad alcuni di loro. Sul nostro giornale abbiamo fatto anche di più: abbiamo riportato esperienze, dati, analisi fondate su documenti, presentato libri sull’argomento. Se ne è accorto qualcuno dai “piani alti” di chi si occupa di montagna? Una volta, a dire il vero, è successo: Roberto Colombero, presidente regionale UNCEM, aveva apprezzato sul suo profilo Facebook una nostra analisi. Ma non siamo i soli ad averlo fatto, non vogliamo certo arrogarci il ruolo di primi della classe. Non sia mai. Altri settimanali e testate online se ne sono occupati. Sono davvero tante le iniziative sulla montagna che stanno nascendo anche solo negli ultimi mesi. Tra i “protagonisti” del dibattito su “La Stampa” ce n’era uno più giovane e forse meno istituzionale, Roberto Ribero, presidente della cooperativa Emotionalp e, tra l’altro, collaboratore di Cuneodice.it che spesso ha scritto su temi he riguardano la montagna: il suo intervento era tra i più “concreti”, proponeva direzioni da seguire, errori da evitare. Bussone non lo ha citato. Forse lo ha considerato tra quegli “altri” che non meritavano una citazione, proprio perché non così “glamour” o istituzionale o accademico. Eppure Ribero è stato ed è uno dei maggiori sostenitori dell’UNCEM e della strategia SNAI, uno dei “protagonisti” del dibattito che ogni giorno lavora fianco a fianco con i giovani dell’alta valle Grana, che conosce meglio di molti altri la realtà quotidiana e autentica delle valli.
 
Bussone conclude il suo intervendo scrivendo che a Lido Riba, storico presidente dell’UNCEM piemontese, il dibattito sulla montagna sarebbe piaciuto. Vero. Ma certamente lui avrebbe avuto un occhio anche per ciò che hanno scritto e scrivono gli altri giornali: "Dal suo ufficio di Torino avremmo senza dubbio rilanciato quel dibattito". Per fortuna il dibattito sulla “questione” della vivibilità, dello sviluppo, del futuro delle valli è oggi più che mai vivo, pulsante, sanguigno sul territorio, è fatto di domande, bisogni, rabbie quotidiane. Di una cosa questo dibattito non ha bisogno: di approcci “dall’alto”. E soprattutto, il territorio montano non vuole più diatribe che inibiscono – quelle sì – lo sviluppo delle valli. Diatribe personali, dietro logore etichette politiche, dietro ideologie stiracchiate di qua e di là. La montagna ha bisogno di giovani, di novità, di un cambio di governance, di volti nuovi, di “protagonisti” nuovi.
 

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