Riceviamo e pubblichiamo.
Egregio Direttore,
la campagna referendaria che si concluderà con il voto dell’8-9 giugno sta entrando in questi giorni nelle fasi decisive e, come naturale, man mano che ci si avvicina alla data, i pro e i contro esprimono le loro sacrosante ragioni.
I promotori dal canto loro non lesinano in livore, propagandando le proprie tesi dipingendo una situazione fortemente critica sul lavoro in Italia ed in merito alla cittadinanza, che oggettivamente sembra esagerata.
Sempre in queste ore, dopo la sua elezione, il Santo Padre Leone XIV, è intervenuto sulla questione del lavoro, ricordando i rischi dell’uso dell’intelligenza artificiale se non adeguatamente governata dalla Politica ed andando a richiamare la dottrina sociale della Chiesa che il Papa Leone XIII, alla fine del XIX secolo, codificò con l’Enciclica Rerum Novarum, che oltre ad essere uno straordinario documento, si è trasformato in un manifesto politico che affrontava le problematiche del tempo, con le varie rivoluzioni industriali in atto, dovute ai rapporti tra capitale e lavoro, auspicando degli accordi fra le parti, andando ad anticipare ed a influenzarebgli esempi virtuosi di economia sociale di mercato che nel secondo dopoguerra in molti Paesi dell’Europa occidentale, fra cui il nostro (si pensi al boom degli anni ‘50), hanno portato crescita e benessere diffusi nel rispetto della dignità umana, che si celebra anche e soprattutto con il lavoro.
Lavoro proprio, non come molti propagandisti che occupando integralmente il proprio tempo ad esaltare il lavoro, poi per tutta la vita non hanno tempo di lavorare.
D’altro canto il Governo Meloni rammenta in questi giorni che con alcuni rinnovi dei contratti nazionali, con i buoni dati relativi all’occupazione, con l’aumento dei contratti indeterminati, ed i conseguenti cali della disoccupazione abbinati ad una politica che porta comunque ad una crescita economica superiore a molti partner europei con il controllo dei conti pubblici che porterà per inciso nei prossimi due anni a risparmiare miliardi di euro grazie al mantenimento dello spread a livelli bassi con la stabilità e la credibilità dell’Italia a livello internazionale che porta anche ad investimenti esteri maggiori.
Insomma un approccio che dimostra di essere vicino e simile alla volontà di creare sinergie e collaborazione tra le classi sociali e di conseguenza le categorie produttive, generando un’economia forte che ha le due facce della medaglia da un lato con una classe imprenditoriale dinamica e intelligente e dall’altro un patrimonio di sapienza manifatturiera dei lavoratori specializzati che difficilmente può essere copiato all’estero e che conferma l’Italia seconda manifattura d’Europa e quarto esportatore nel mondo.
Pertanto il Governo italiano non è, e non potrebbe essere liberista di stampo anglosassone, ma al contrario si colloca nel solco di quelle stagioni che hanno visto le migliori performance della nostra economia dove la Politica, con la P maiuscola ha saputo governare i grandi cambiamenti garantendo il massimo della giustizia sociale senza cadere nell’anacronistica, inutile e dannosa pseudo-lotta di classe che alcuni ancora oggi vorrebbero perseguire anche nel dibattito referendario.
Un’ultima cosa, si è gridato allo scandalo perché alcune personalità politiche hanno annunciato la propria campagna astensionista, vorrei ricordare a codesti contestatori che l’istituto referendario con quorum prevede tra le altre anche la facoltà di astenersi che è pertanto atto politico legittimo e previsto e dunque opinabile politicamente ma non certo istituzionalmente.
Claudio Sacchetto
Consigliere regionale Fratelli d’Italia