CUNEO - Reti idriche, Co.ge.si. replica alle accuse: “I 41 milioni del PNRR persi? Colpa dei ricorsi”

Emanuele Di Caro, presidente dell’ente di gestione dell’acqua, critica anche la ripartizione dei fondi per l’emergenza siccità: “La Regione ha dato troppo ai privati”

Andrea Cascioli 07/09/2022 16:27

Il pasticcio dei fondi persi per la risistemazione delle reti idriche è ormai un caso politico in provincia. La scorsa settimana la notizia era arrivata come un fulmine a ciel sereno: l’Ato4 del Cuneese, ente di governo per i servizi integrati, è stato escluso dal bando del PNRR per “mancanza di requisiti di ammissione” sui progetti presentati al ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibile.
 
Ballavano la bellezza di 41.660.500 euro che sarebbero dovuti servire per interventi finalizzati alla riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione dell’acqua, compresa la digitalizzazione e il monitoraggio delle reti. Soldi che sarebbero stati utili, è il caso di dirlo, come l’acqua nel deserto, specie a fronte della siccità patita quest’anno. La “squalifica” comminata da Roma alla provincia Granda deriva dal quadro di indefinitezza in cui tuttora si trovano ad operare i gestori delle reti idriche. Lo spiega Emanuele Di Caro, presidente di Co.ge.si., ovvero il consorzio pubblico che subentrerà alle varie società private le cui concessioni sono ormai scadute. “Siamo stati una delle prime province in cui si è realizzato l’affidamento a un gestore unico” spiega Di Caro, ma il risultato è che ora “siamo in una situazione ibrida, perché gli affidamenti dei gestori privati sono scaduti, ma non si è ancora completato il percorso di subentro”.
 
L’esclusione dal bando, insomma, non dipende da Co.ge.si., ma dai gestori a capitale misto o privato “che di fatto sono ancora in essere ma sono stati considerati scaduti dal ministero, dunque privi di affidamento”. Nella lettera arrivata da Roma si cita uno solo di questi, il monregalese MondoAcqua (che peraltro non aveva promosso ricorsi contro l’Ato e Co.ge.si.), ma il problema è il medesimo anche per gli altri: Alpi Acque, Tecnoedil, Alse. Escluderli dal piano di investimenti, precisa Di Caro, era impossibile: “L’Ato ha deciso di presentare una proposta di finanziamento unica, sennò avremmo tagliato fuori dagli investimenti metà provincia: parliamo di realtà come Mondovì, Alba e Bra. Il secondo motivo è che, anche se avessimo voluto muoverci solo con Co.ge.si., la proposta sarebbe comunque passata attraverso la conferenza dell’Ato e i sindaci dei territori esclusi l’avrebbero senz’altro bocciata”.
 
Per tirarsi fuori da questo cul de sac il consorzio aveva provato, invano, a interpellare il ministero: “Avevamo presentato due quesiti per sapere se potessimo muoverci in questo modo: la risposta è stata davvero vaga, non ci è stato detto né sì né no”. Così si è arrivati alla bocciatura, che tuttavia non preclude la possibilità di accedere alla seconda finestra del bando prevista per metà ottobre. In tale occasione, per evitare una nuova esclusione, potrebbero essere presentati esclusivamente gli interventi afferenti ai territori già gestiti da Co.ge.si.. La buona notizia è che la questione dei ricorsi si è finalmente conclusa ai primi di giugno: ora il consorzio pubblico può procedere a liquidare il valore residuo e prendere le redini di tutto il sistema idrico provinciale. Ma quanto ci vorrà? “Ato ci ha chiesto di fornire le tempistiche entro fine ottobre. Spero di avere per allora il cronoprogramma: un advisor si sta occupando di definire la liquidazione del valore residuo”.
 
Nel frattempo continuano gli incontri settimanali con l’Ato e i vari gestori sulla questione della siccità: “Ci sono stati interventi straordinari e stiamo realizzando uno studio per verificare se sia possibile trovare soluzioni a breve, che ci permettano di fronteggiare eventuali emergenze entro il prossimo anno”. Il peggio, comunque, sembra essere alle spalle: “Devo dire che finora, a parte le difficoltà in alcuni comuni montani, non c’è stata una crisi così grave. La fase critica della siccità è passata, queste ultime piogge hanno risollevato le riserve. Certo ci vorrà un po’ prima che le sorgenti si ricarichino”.
 
Un tema di attrito tra Co.ge.si. e i privati riguarda proprio la gestione dei fondi per l’emergenza siccità: 7,6 milioni in Piemonte, di cui 3,3 sono stati destinati alla Granda. Questi soldi sono finiti in gran parte ai gestori privati e hanno finanziato anche interventi che poco avevano a che fare con l’emergenza, riguardando piuttosto l’adeguamento delle reti. MondoAcqua ha ricevuto ben due milioni, contro gli appena 126mila destinati alla cuneese Acda. Una precisa scelta politica della Regione, sostiene Di Caro: “L’Ato aveva presentato una serie di interventi e la Regione Piemonte ha assegnato i finanziamenti secondo i suoi criteri: è una cosa che francamente grida vendetta, se pensiamo che Mondovì, pur avendo un territorio meno vasto, ha ottenuto quasi due terzi dei fondi”.

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