CUNEO - Sanità, Icardi contro i sindacati dei medici: ‘Da loro richieste pretestuose e indifendibili’

È scontro sui premi da erogare dopo l’emergenza Covid: i camici bianchi vogliono una quota più alta. Ma l’assessore non ci sta: ‘Tutti i lavoratori hanno pari dignità’

Redazione 16/06/2020 08:04

 
È scontro aperto tra l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi, e le rappresentanze dei camici bianchi riuniti nelle sigle Anaao Assomed, Cimo-Fesmed, Fassid, Aaroi, Emac, Fvm Anpo, Ascoti, Fials Medici.
 
Oggetto del contendere è la ripartizione delle risorse aggiuntive che governo e Regione hanno destinato a chi in questi mesi ha combattuto la pandemia di Covid-19. Per il Piemonte sono 55 milioni (18 stanziati da Roma, gli altri da Torino), suddivisi nella misura del 25% per la dirigenza medica e del 75% agli altri lavoratori del comparto sanitario. Una decisione che i camici bianchi non accettano: “Sia l’ammontare della cifra totale che la decisione della Regione di coinvolgere tutte le figure professionali nella suddivisione dei fondi, ci ha trovato in totale disaccordo: rivendichiamo il rischio corso dai medici e dirigenti sanitari per gestire l’emergenza, il loro ruolo e la loro professionalità” hanno scritto in una nota i sindacati che rappresentano l’86% dei dirigenti medici e sanitari e che ieri pomeriggio hanno disertato la riunione con la Regione.
 
Icardi però non ci sta e attacca le richieste sindacali, giudicate sproporzionate: “Spiace rilevare come parte dei sindacati della dirigenza medica persistano in una posizione pretestuosa che non rende giustizia alla realtà dei fatti e che finisce col porli in una situazione di imbarazzante contrapposizione nei confronti degli altri lavoratori della sanità impegnati nella stessa emergenza”.
 
L’iniziale ripartizione delle risorse aggiuntive, sottolinea l’assessore, è avvenuta in base alla proporzione numerica tra i lavoratori del comparto (che sono l’80% del personale del Servizio sanitario regionale) e della dirigenza (20% del personale), dunque “già riconoscendo a questi ultimi una quota del 25 per cento, come ragionevole via intermedia rispetto alla loro pretesa di ottenere oltre il 30 per cento delle risorse”. Contrariamente a quanto affermato dalle rappresentanze di categoria, non c’è stato nessuno svilimento della professione medica ma “una legittima equiparazione della dignità di tutti i lavoratori, infermieri e medici”: “I sindacati di parte maggioritaria della dirigenza avrebbero, curiosamente, voluto condurre la trattativa al netto delle tasse, cioè ottenere di più in quanto guadagnano di più e quindi pagano più tasse, disconoscendo il sacrosanto principio della progressività della tassazione, sancito dalla Costituzione”.
 
Il responsabile della sanità regionale risponde anche all’accusa di aver destinato risorse inferiori al personale sanitario rispetto a quanto avvenuto nelle altre grandi regioni del Nord investite dal coronavirus: “Se il Veneto ha destinato 2.078 euro ad ogni dirigente sanitario il Piemonte riduce questa cifra a 1.179 euro, ponendosi dietro anche alla Lombardia che eroga 1604 euro e pure all’Emilia-Romagna che ha deciso per 1.262 euro procapite” denunciano i sindacati. È davvero così? Niente affatto, ribatte Icardi, prendendo ad esempio proprio l’amministrazione guidata da Luca Zaia: “L’accordo ha distinto la distribuzione delle risorse per la dirigenza in tre fasce, da 500 a 2000 euro e non certo in una sola al massimo del valore. I conti vanno fatti correttamente e non distorti per avvalorare tesi insostenibili”.

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