CUNEO - Sarà una vespa a salvarci dall'invasione della cimice asiatica?

Nella lotta senza quartiere all'insetto, causa di tanti danni all'agricoltura, la ricerca scientifica sta arruolando alcuni tra i suoi più acerrimi nemici

Alessandro Paolini (Piemonte Parchi) 09/10/2019 15:33

Con l'avanzare dell'autunno anche nelle nostre case tornano, ospiti sgradite e maleodoranti, le cimici. Si tratta di quelle asiatiche, che da alcuni anni abbiamo imparato a conoscere perchè si rifugiano spesso dentro cassetti e armadi, alla ricerca di un ambiente a temperatura costante in cui svernare. Ciò non significa però che soffrano particolarmente il freddo: sono insetti molto resistenti al gelo e, se d'inverno ne vediamo di meno all'aperto, è proprio perchè trovano riparo.

La cimice asiatica (Halyomorpha halys) è alloctona, a differenza di quella verde (Nezara viridula) che è ormai ritenuta cosmopolita ed è presente da lungo tempo nel nostro territorio. Nei primi anni '90 ha colonizzato l'America settentrionale, nascosta dentro gli imballaggi delle merci e trasportata accidentalmente a bordo di container, per poi raggiungere l'Europa nei primi anni Duemila; in Italia è stata identificata per la prima volta nel 2012 in Emilia Romagna.
 
Halyomorpha halys pare apprezzare molto la frutta e la verdura nostrane: pomodori, mele, kiwi, pesche, albicocche, ciliegie e, soprattutto, pere vengono punti e deformati fino a divenire invendibili, con notevoli conseguenze: diminuisce la quantità di prodotto commerciato così come la richiesta di manodopera per raccoglierlo e aumentano i prezzi per il consumatore finale.
 
Ad agosto di quest'anno la Coldiretti (la maggiore associazione di rappresentanza e assistenza dell'agricoltura italiana) ha parlato di "emergenza nazionale", presentando un vero bollettino di guerra: il Veneto ha registrato perdite per un valore di 100 milioni di euro, in Friuli Venezia Giulia in alcuni casi è andato perso il 100% del raccolto di mele e pere, in Lombardia l'insetto ha attaccato mais e soia, in Piemonte ha messo a repentaglio la raccolta delle nocciole. Solo per quest'anno i danni a livello nazionale sono stati stimati in 250 milioni di euro, tra raccolti compromessi e posti di lavoro persi.

Il proliferare della cimice asiatica ha diverse motivazioni. Intanto la sua lunga vita (fino a un anno e mezzo), la prolificità (una singola femmina può deporre fino a 500 uova), la sua polifagia (può alimentarsi con diverse specie vegetali) e, last but not least, la scarsità di nemici. In molte aree asiatiche, infatti, il numero di questi insetti viene mantenuto sotto controllo da alcuni antagonisti naturali, classificati come parassitoidi oofagi: depongono le loro uova all'interno di quelle di cimice, con il risultato che le larve ospiti si sviluppano a spese di quelle "padrone di casa".

Anche dai noi si stanno studiando dei rimedi. Prendendo spunto dal vecchio adagio "il nemico del mio nemico è mio amico", è stato individuato un antagonista autoctono, Anastatus bifasciatus, un imenottero che si comporta da parassitoide e che, dopo lunghe ricerche e una fase di sperimentazione in laboratorio, è stato rilasciato in campo aperto. In Piemonte, il 19 luglio scorso, molti individui di Anastatus bifasciatus (allevati in massa in una biofabbrica) sono stati liberati in un noccioleto a Cherasco (in modo da incrementare il numero di individui già presenti in natura).
 
È una delle attività del progetto denominato HALY–End, condotto, tra gli altri, dal Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA) dell'Università di Torino. I risultati delle prove in campo, ci dice la professoressa Luciana Tavella del DISAFA, non sono tuttavia così incoraggianti: "i primi dati confermerebbero quanto già osservato nei sopralluoghi di campo svolti nel triennio 2016-2018, e cioè che solo dal 13% delle uova di cimice raccolte è emerso Anastatus bifasciatus al posto della cimice. Questo relativo insuccesso si spiega con il fatto che Anastatus bifasciatus è un parassitoide generalista che attacca e si sviluppa anche nelle uova di altri insetti".

Un altro rimedio tuttavia esiste, ed è potenzialmente più efficace perchè si tratta dello stesso che limita la proliferazione della cimice in Asia: la vespa "samurai".
Trissolcus japonicus (questo il nome scientifico) è originario della Cina e appartiene all'ordine degli Imenotteri. Si tratta anche in questo caso di un parassitoide non strettamente specifico, che depone le sue uova in quelle della cimice, distruggendole (come Anastatus bifasciatus). La novità è che oggi il suo utilizzo sarebbe proponibile in seguito alla entrata in vigore, il 20 settembre scorso, del decreto n.102 del Presidente della Repubblica, con cui si rende possibile anche da noi introdurre specie non autoctone per il controllo dei parassiti, previa autorizzazione del Ministero dell'Ambiente che deve valutare eventuali conseguenze negative per fauna e flora locali. Dalle prime verifiche condotte dal CREA (l'ente di ricerca agroalimentare del Ministero), la vespa samurai (che in realtà è presente in Italia dal 2018) non avrebbe impatti negativi sull'ecosistema. Se dunque il Ministero darà il suo ok, l'utilizzo della vespa samurai sarà possibile nelle Regioni che ne faranno esplicita richiesta.
 
Il DISAFA sta portando avanti anche un'altra sperimentazione, particolarmente interessante, che ha per oggetto l'eliminazione di un simbionte intestinale della cimice. "I simbionti – spiega il professor Alberto Alma, referente del progetto – sono batteri che vivono in simbiosi con altri organismi, all'interno del loro corpo, svolgendo un ruolo indispensabile per la vita dell'ospite". Nella fattispecie la ricerca si è concentrata sul Candidatus Pantoea carbekii, un batterio che trasmette alle neonate della cimice sostanze nutritive ad esse indispensabili (e altrimenti mancanti a causa della dieta sbilanciata degli adulti) che vengono trasmesse dalla madre alla sua progenie attraverso una secrezione rilasciata sulla superficie delle uova. In seguito all'eliminazione di questo batterio, tramite fertilizzanti, fungicidi e battericidi presenti in commercio, sono state osservate alte percentuali di mortalità delle neanidi (cioè dei giovani di cimice).
 
Questo metodo ha anche il vantaggio di non interferire con l'utilizzo dei parassitoidi (vespa samurai e Anastatus bifasciatus) perchè l'impiego delle sostanze battericide non inibisce l'attività di questi insetti. Solo il tempo ci dirà se queste tecniche sono davvero efficaci ma, intanto, una cosa è certa: la guerra alla cimice è stata dichiarata.

Piemonte Parchi

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