CERVASCA - Scoppia la protesta dopo il trasferimento di don Mariano Bernardi a Borgo

Alcuni parrocchiani di Cervasca e Vignolo non hanno gradito la scelta del vescovo: “Il sacerdote era un padre spirituale, ora è diventato un amministratore delegato”

don Mariano Bernardi

Redazione 02/09/2022 19:17

C’è malumore nelle comunità di Cervasca e Vignolo a seguito dell’annunciato trasferimento di don Mariano Bernardi. Il prete 48enne, sacerdote dal 1999, era da tre anni co-parroco nei due paesi, dove il suo lavoro è stato molto apprezzato. Ora però c’è chi protesta per la decisione del vescovo di Cuneo, monsignor Delbosco, di inviare don Bernardi a Borgo San Dalmazzo, dove era già stato per sette anni (dal 1999 al 2006) come viceparroco. Qui tornerà ad ottobre per guidare tre parrocchie rimaste vacanti: San Dalmazzo, Gesù Lavoratore e Madonna Bruna (più la cappellania di Beguda).
 
Un gruppo di lettrici, che si firmano “alcune mamme deluse”, ha scritto alla nostra redazione per criticare la scelta episcopale: “Quando abbiamo letto la notizia su internet non ci potevamo credere” scrivono, parlando di uno spostamento “senza alcun preavviso”. Don Bernardi, continua la lettera, sta costruendo “una grande comunità di giovani delle parrocchie di San Defendente, Cervasca, San Bernardo, San Michele, Vignolo e Santa Croce”: “Mandare via don Mariano significa destabilizzare un’intera comunità di giovani che ruota attorno agli oratori di molte parrocchie ed è chiaro a tutti quanto sia importante garantire una continuità di relazioni soprattutto a questi ultimi”.
 
La critica è rivolta, oltre che al merito, anche alle modalità: “Pensavamo che certi mezzi li utilizzassero solo le grandi ditte per incentivare il licenziamento volontario da parte dei dipendenti. Ai nostri tempi il sacerdote era il Padre Spirituale: un secondo papà che ti accompagnava dal battesimo per tutta la crescita, benediceva il tuo matrimonio e poi battezzava i tuoi figli. Oggi invece è diventato un ‘amministratore delegato’ che viene spostato laddove ve n’è bisogno! Che tristezza!! In quest’ottica anche la celebrazione della Santa messa perde tutto il suo valore di comunità e misticismo”.
 
“Cosa succederà ai nostri giovani?” si chiedono le autrici della riflessione: “Abbiamo paura che non ci sarà più la riunione col don in oratorio per organizzare l’estate ragazzi, o perché Mariano organizzava la pizza, o perché don Mariano li accompagnava a camminare per giorni tra i vari rifugi... dai quali tornavano stanchi, sporchi e con le bolle sotto ai piedi, ma letteralmente felici di sentirsi parte di un gruppo, di una comunità! Può sopravvivere un gregge senza la guida del suo ‘Buon Pastore’?”.
 
“Vorremmo - conclude la missiva - che fosse chiaro alla Diocesi, al Vescovo e alla Chiesa tutta che, a nostro avviso, questo sistema non funziona. È umanamente sbagliato! Così facendo le svuotate le chiese invece di riempirle! La fede va insegnata e tramandata... non basta chiederla”.

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