Riceviamo e pubblichiamo.
C’è una storia che la CISL sembra aver perduto, come una voce che un tempo sapeva parlare al cuore del lavoro e che ora si è dissolta nel rumore delle convenienze. Era una storia fatta di mani callose, di assemblee vive, di uomini e donne che non cercavano applausi ma giustizia.
Oggi, di quella storia restano solo echi lontani, confusi tra le frasi di circostanza e le liturgie di un potere che non conosce più la fatica. La CISL - che un tempo fu casa per chi credeva nella dignità del lavoro — attraversa una crisi profonda, non solo di rappresentanza, ma d’anima. Si è smarrita nella ricerca di un equilibrio impossibile tra il mondo che cambia e la paura di perderne il controllo.
Ha dimenticato la sua radice, quel gesto antico di ascolto, quel coraggio di stare dalla parte giusta anche quando era la parte più scomoda. E intorno, troppi servili si sono inchinati, svendendo la propria libertà per un ruolo, una firma, un posto al tavolo. Uomini e donne che hanno lasciato che la paura spegnesse la loro voce, che hanno creduto che la dignità potesse essere sacrificata sull’altare dell’obbedienza. Così si è consumato, silenziosamente, il tradimento più grave: non verso un’organizzazione, ma verso l’essenza stessa del lavoro - la sua verità umana. Ma ogni storia smarrita può essere ritrovata.
Servono occhi nuovi, coscienze libere, e il coraggio di dire che il sindacato non è un ufficio, ma un grido di giustizia. Solo allora, forse, la CISL potrà ricordarsi di sé, e tornare a essere ciò che era: non un potere, ma una speranza.
Vincenzo Battaglia
Ex segretario generale della Filca CISL di Cuneo