CUNEO - ''Si consenta il consumo dei pasti all'interno dei locali ai lavoratori dei cantieri in aree montane''

La proposta del consigliere regionale cuneese Paolo Bongioanni in una lettera inviata ai Prefetti piemontesi

20/01/2021 16:06

Autorizzare l’accesso di tutti i lavoratori impiegati nei lavori nelle aree montane, con particolare riferimento ai numerosi cantieri mobili, ai servizi di ristorazione offerti nei Comuni di montagna, in deroga alla sola opzione dell’asporto, permettendo quindi loro di consumare il pasto seduti all’interno di locali al chiuso e riscaldati: è l’istanza avanzata in data odierna dal capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio regionale Paolo Bongioanni ai Prefetti di Alessandria, Asti, Biella,
Cuneo, Torino e del Verbano Cusio Ossola. Una richiesta che trova la sua genesi nell’esigenza, manifestata a più riprese dai soggetti interessati, di pranzare o cenare fuori casa, poiché il lavoro li porta a trascorrere giornate intere lontano dalle loro abitazioni.
 
Nel caso di lavori gravosi, come generalmente quelli esercitati dagli operai - dichiara il consigliere regionale Bongioanni -, è richiesto un fabbisogno calorico adeguato e non è pensabile che basti un semplice spuntino come nutrimento per tutta la giornata. Inoltre, nelle zone montane si registrano temperature più rigide ed essere costretti a pranzare all’esterno può comportare seri rischi per la salute dei lavoratori”. Nondimeno, è d’uopo rilevare come i Comuni montani abbiano una popolazione inferiore alle 5 mila unità e, dunque, non siano in alcun modo equiparabili alle aree metropolitane, dove i rischi di assembramento sono decisamente maggiori; peraltro, lo Statuto regionale e anche la Costituzione riconoscono la specificità dei luoghi montani, per cui non possono essere trattati come se fossero città urbane.
 
I pranzi o le cene di lavoro non possono essere equiparati ad un’occasione di assembramento sociale, ma sono legati alla vita lavorativa e rappresentano una necessità - conclude Bongioanni -. Giova altresì ricordare che nei Comuni montani non ci sono zone con evidenti focolai attivi di Coronavirus e il numero di contagi e il rapporto positivi/tamponi risulta molto più basso rispetto alle aree urbane”.

c.s.

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