CUNEO - Siccità, dal convegno in Provincia un messaggio chiaro: "Se non facciamo qualcosa, non avremo più acqua"

Ieri pomeriggio la tavola rotonda "L'acqua, una risorsa per il territorio cuneese". Robaldo: "A mio avviso c’è poca sensibilità su questo tema"

Andrea Dalmasso 30/03/2023 09:58

L’acqua, una risorsa per il territorio cuneese”. Questo il titolo del convegno che si è svolto nel pomeriggio di ieri, mercoledì 29 marzo, presso il Centro Incontri della Provincia, su quello che rischia di diventare - se già non lo è - il principale problema da affrontare nei prossimi anni per le nostre comunità: la carenza di acqua legata ai cambiamenti climatici. L’incontro è stato organizzato dalla Camera di Commercio di Cuneo a seguito del progetto transfrontaliero Alpimed Clima.
 
Ad aprire i lavori Mauro Gola, presidente della Camera di Commercio di Cuneo, che si è soffermato in particolare sul tema della dispersione idrica lungo la rete di distribuzione: “In Italia è doppia rispetto alla Francia, addirittura cinque volte rispetto a quella della Germania”. Secondo i recenti dati Istat in Italia il 42% dell'acqua immessa viene dispersa lungo la rete di distribuzione: una quantità che soddisferebbe il fabbisogno annuale di circa 43 milioni di persone.
 
Il “padrone di casa” Luca Robaldo ha poi fatto il punto sul ruolo della Provincia nell’ambito della lotta ai cambiamenti climatici e alla conseguente carenza idrica: “Cerchiamo di non stare con le mani in mano, seppure in un momento in cui le province hanno diverse difficoltà sia a livello economico che di personale. Insieme ai consiglieri Sannazzaro e Dovetta abbiamo presentato nell’ambito della progettazione Alcotra, in partenariato con la provincia di Imperia, il progetto ‘Sete, Siccità e Territorio’ che ha l’obiettivo di andare a ricercare falde e microfalde soprattutto in ambito alpino, con un budget di oltre 2 milioni di euro”. 
 
Per Robaldo un altro tema fondamentale è quello della consapevolezza del problema da parte dei cittadini: “A mio avviso c’è poca sensibilità su questo tema, una problematica grande. Lo dico con rispetto, senza accusa nessuno: è compito di politica e istituzioni creare questa sensibilità e far comprendere il problema, forse ‘IL' problema che dobbiamo affrontare. Siamo la provincia più siccitosa d’Europa nella regione più siccitosa d’Europa”.
 
Il problema è chiaro: c’è sempre meno disponibilità d’acqua, eppure se ne consuma sempre di più, con l’85% del fabbisogno assorbito da industria e agricoltura. Particolarmente significativo l’intervento del professor Davide Poggi, del Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture del Politecnico di Torino, che ha illustrato uno studio condotto sul bacino dello Stura: “Il messaggio che porto è pessimistico: da due anni a questa parte stiamo passando un evento eccezionale. Il vero problema è se questo evento eccezionale diventa strutturale e non cambia nel tempo. Questo è il vero problema: nel 2050 il rischio è non avere l’acqua ogni anno. Il tema non è tanto legato alla pioggia, quanto alle temperature, che portano a carenza di neve, la nostra vera riserva idrica”.
 
I dati, in questo senso, non sono confortanti: “Il messaggio è molto semplice. Abbiamo usato tanti modelli climatologici e tutti ci dicono la stessa cosa: se non facciamo qualcosa, l’acqua non ce l’avremo più. O cambiamo colture, o miglioriamo l’efficienza della distribuzione, o costruiamo degli invasi: senza una di queste soluzioni, l’acqua non ce l’avremo più. Ci verranno a mancare fino a 40 milioni di metri cubi di acqua all’anno, un terzo di quella che ci serve”.
 
Poi l’intervento di Ezio Raviola, presidente della Fondazione CRC: “Per noi l’acqua è sempre stato un bene dato per scontato, ma così non è. Dobbiamo cercare di capire cosa si può fare: il clima l’abbiamo distrutto, dobbiamo cercare di cambiare la nostra mentalità, riducendo gli sprechi. Già nel 2015 la Fondazione finanziò il progetto di Serra degli Ulivi, siamo nel 2023 e siamo ancora fermi, bisogna accelerare. Bisogna cambiare e bisogna farlo in fretta. Se non iniziamo a raccogliere la poca acqua che c’è non saranno anni felici". 
 
Pessimistico anche il messaggio di Paolo Mancin, dirigente del settore Acqua della Regione Piemonte, intervenuto in videocollegamento: “La situazione è molto chiara. Gli invasi del nord Italia sono ai minimi storici, in un periodo in cui tradizionalmente lo scioglimento nivale andava a rimpinguarli”.
 
Un tema fondamentale per far fronte al problema è quello dello stoccaggio dell’acqua, e quindi degli invasi. Ne ha parlato Angelo Giordano, del Consorzio irriguo sinistra Stura: “Oggi in Italia riusciamo a stoccare il 10% delle acque provenienti dalle precipitazioni, in altri paesi si supera il 30% (Spagna 30%, Francia 35%). Su questo tema nascono spesso opposizioni: progetti già cantierabili sono stati messi da parte negli anni scorsi. Chiediamo alla politica maggior determinazione e maggior coraggio”. 
 
Dopo l’intervento di Roberto Ronco, neodirettore dell’Ato4 del Cuneese, ha preso la parola la sindaca di Cuneo Patrizia Manassero, che si è soffermata sulla questione del travagliato percorso verso la gestione totalmente pubblica dell’acqua: “È il momento di sciogliere il sospeso, di lavorare e arrivare a un percorso di unità sulla gestione dell’acqua pubblica, per giungere a un fronte comune e prendere decisioni utili. Possiamo dedicarci a tavoli e convegni, ma senza concludere questo percorso non possiamo arrivare a decisioni di prospettiva”.
 
A seguire il focus si è spostato sull’agricoltura, con Simone Marchisio, agronomo di Impresa Verde - Coldiretti Cuneo, che ha parlato del caso dell’invaso di Rivoira di Boves, realizzato nel 2017, illustrandone i vantaggi per quanto riguarda l’irrigazione, soffermandosi sull’importanza di efficientare le procedure per l’irrigazione stessa nell’ottica del risparmio idrico. Hanno poi preso la parola sullo stesso tema Andrea Corniolo, responsabile Sicurezza Ambiente Energia di Confindustria Cuneo, Franco Parola, responsabile Ambiente di Coldiretti Cuneo, e Salvatore Luca Gentile, ricercatore che ha portato l’esempio del Canale Emiliano-Romagnolo.
 
A moderare la giornata Fabrizio Stellato, vice presidente vicario dell’Unione Nazionale delle Associazioni Giornalisti Agroambientali. A concludere i lavori ancora Mauro Gola, che ha sottolineato l’importanza di affrontare la problematica in maniera compatta, facendo fronte comune come territorio: perchè il tema, insomma, riguarda tutti, non solo agricoltori e imprenditori. “Con questo convegno abbiamo dato il nostro contributo sul tema dell’emergenza idrica, argomento più che mai strategico – ha affermato Gola - . Dobbiamo fare rete, per dare risposte rapide ed efficaci a imprese e famiglie. Come presidente della Camera di commercio ho istituito la Consulta delle Associazioni Datoriali, istituzione democratica e partecipativa, dove tutte le associazioni sono rappresentate, per esprimere una voce unitaria su temi quali quello dell’acqua e la nostra Consulta farà sintesi tra tutte le istanze del tessuto imprenditoriale per interpretare al meglio i problemi e, soprattutto, proporre linee di intervento efficaci per risolvere in tempi ragionevoli questa criticità”.
 

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