CUNEO - Sono 122 i bar e ristoranti di Cuneo che hanno presentato domanda per avere un dehors

‘Oltre 60 attività hanno aperto nuovi spazi su suolo pubblico’ annuncia l’assessore Serale. Ma c’è anche chi chiude: ‘Evitiamo il degrado dei locali sfitti’ chiede Lauria

Andrea Cascioli 28/07/2020 18:40

 
Sono 122 le richieste per l’installazione di dehors su suolo pubblico pervenute finora al Comune di Cuneo. A darne notizia è stato l’assessore ai Comparti produttivi Luca Serale nel corso dell’ultima seduta consiliare, rispondendo a un’interpellanza del gruppo di Fratelli d’Italia.
 
“Circa metà dei richiedenti risultavano già essere titolari di padiglioni o dehors negli anni precedenti, ma oltre sessanta attività non ricorrevano in precedenza all’occupazione di suolo pubblico” ha spiegato Serale, aggiungendo di essere molto soddisfatto del risultato: “I numeri rappresentano una vittoria dell’intera amministrazione. È un dato che non riguarda solo l’altipiano ma anche le frazioni”.
 
Lo scorso maggio il Consiglio comunale ha approvato l’esenzione dal canone di occupazione del suolo pubblico (Cosap) fino a fine anno per le attività commerciali, gli ambulanti, i taxi, il settore culturale (cinema e concerti) e fitness. Una misura che si aggiunge a quella, prevista nel pacchetto RipartiPiemonte della Regione, con la quale si concede agli esercenti la possibilità di ampliare i propri dehor a titolo gratuito per adeguarsi alle misure di distanziamento sociale imposte dall’epidemia, previa una comunicazione al Comune che attesti il rispetto delle norme in materia di ambiente, paesaggio e sicurezza, nonché l’impegno a rimuovere le opere a fine emergenza.
 
Il futuro del commercio tuttavia continua a preoccupare anche nel capoluogo della Granda: “Inutile nascondersi dietro a un dito: sebbene la città sia al di sopra della media dello stato di salute economico del Paese affrontiamo numerose chiusure di locali” ha ammesso Serale intervenendo su un’altra interpellanza, quella della consigliera Laura Menardi di Grande Cuneo relativa appunto al rischio di desertificazione commerciale di vaste aree dell’altipiano e delle frazioni e alla crescente insostenibilità degli affitti.
 
“In alcune città, già nel periodo prepandemico, alcune amministrazioni si erano attivate per cercare una sorta di mediazione tra proprietari dei fondi e gli affittuari, al fine di favorire Io sviluppo delle attività commerciali” ha osservato Menardi, citando l’esempio di Rimini dove l’amministrazione comunale ha deciso di venire incontro ai proprietari dei fondi commerciali riducendo loro l’IMU sui locali affittati a bar, negozi e ristoranti, in cambio di un alleggerimento del canone al locatario.
 
Il consigliere Beppe Lauria si è soffermato invece sugli aspetti connessi al mantenimento in buono stato degli immobili: “Spero che i fondi che rimarranno sfitti verranno considerati dall’amministrazione in termini puntuali ai fini della pulizia e della cura dei locali: troppo spesso vediamo fondi dismessi in stato di abbandono. Non si può essere costretti a camminare in mezzo agli escrementi solo perché un luogo è sfitto”.

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