CUNEO - “Stop al genocidio” sul muro del liceo: un prof strappa lo striscione e minaccia gli studenti

L’episodio denunciato dall’Unione degli Studenti di Cuneo riguarda un’affissione sul muro del liceo Pellico Peano, in segno di solidarietà con la Palestina

Redazione 22/02/2024 17:41

La guerra a Gaza infiamma gli animi anche a Cuneo, dove l’Unione degli Studenti denuncia un episodio spiacevole che si sarebbe verificato nella giornata di mercoledì 21. Alcuni studenti avevano prodotto uno striscione con la frase “Stop al genocidio”, affiggendolo sulla facciata della succursale del Liceo Classico e Scientifico di via Massimo D’Azeglio.
 
“Un professore, - sostengono i promotori dell’iniziativa - dopo essersene accorto, non si è limitato a togliere semplicemente lo striscione, ma ha scelto invece di lanciarlo, buttarlo, trattare in maniera irrispettosa il personale ATA e minacciare indirettamente chi ha avuto l’idea di esprimere tale pensiero, dichiarando: ‘Se lo trovo lo riempio di botte’ e accusando gli studenti di essere degli antisemiti”.
 
Episodio stigmatizzato dal sindacato studentesco, il quale rileva che le azioni dell’insegnante “trascendono il singolo atto e si traducono invece nell’ennesima dimostrazione di violenza, repressione e censura”. “È inaccettabile - aggiunge l’UdS - che una figura istituzionale, tenuta a formare le menti, si renda responsabile di un tale gesto, soprattutto visto che la scuola ha, o dovrebbe avere, come unico obiettivo quello di renderci cittadini civili in una società libera, rispettando chiunque in qualunque contesto”. La condotta del docente viene giudicata “assolutamente inaccettabile” e respinta come “ennesima dimostrazione da parte dei professori e delle scuole del loro mettere a tacere il nostro dissenso e le nostre opinioni”. In quanto rappresentante dell’istituzione scolastica, concludono gli alunni, “dovrebbe rispettare gli studenti e non degradarli, minacciandoli di utilizzare violenza fisica e dunque abusando del proprio potere”.
 
Ora si annuncia una protesta: “Nei prossimi giorni siete invitati a venire a scuola con la frase ‘Stop al genocidio’ sui vostri vestiti, sulla vostra pelle o addosso a voi in qualsiasi modo vi venga in mente. La burocrazia e le autorizzazioni non possono essere il dito dietro cui nascondere la repressione di un messaggio e di un'idea. Indossando la frase su noi stessi non infrangiamo nessuna norma e continuiamo nonostante tutto a esprimere un pensiero che dovrebbe essere universale”.
 
Dal 7 ottobre, ricordano citando l’Ansa gli autori della rivendicazione, sono morte 28.430 persone e secondo l'ONU il 70% di loro sono donne e minori: “Aggiungere distruzione per lenire ferite provocate da altre perdite non ha mai aiutato nessuno e la volontà di soppressione non può avere mai nessuna giustificazione”.
 
 
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