"Il Piemonte è oggi l’unica Regione d’Italia a non aver riconfermato le quattro aree interne individuate nella prima Strategia Nazionale. È una scelta grave e inspiegabile, che priva territori montani e collinari di risorse decisive e cancella anni di lavoro condiviso tra Comuni, Unioni montane e amministrazioni locali". Lo affermano Mauro Calderoni, consigliere regionale del Partito Democratico, il segretario provinciale Davide Sannazzaro e il consigliere provinciale Loris Emanuel, commentando la decisione della Giunta Cirio di individuare due nuove aree progetto (Valsesia e Terre del Giarolo) nella programmazione 2021-2027, escludendo, però, le quattro storiche (Valle Bormida, Valli Maira
e Grana, Valli di Lanzo e Valli dell’Ossola).
"La motivazione ufficiale – spiegano i tre esponenti Dem – di garantire “equità territoriale” non regge, poiché ad essere penalizzati sono proprio i territori che avevano dimostrato di saper innovare in settori chiave come scuola, sanità, mobilità e sviluppo locale. Invece di valorizzarle, la Giunta Cirio ha scelto di chiudere un percorso positivo, isolando il Piemonte rispetto a tutte le altre Regioni, che hanno riconfermato o ampliato le proprie aree interne".
"Una decisione che colpisce soprattutto la provincia di Cuneo, dove le Valli Maira e Grana si trovano oggi di fronte a un vero abbandono istituzionale dopo anni di progettualità e collaborazione tra enti locali", si legge in un comunicato.
"In VII Commissione regionale – proseguono Calderoni, Sannazzaro ed Emanuel – l’assessore alla Montagna Marco Gallo si è impegnato a sollecitare il Governo per il reinserimento delle quattro aree interne della programmazione 2014/2020. D’altronde, in quanto ex sindaco di un territorio pedemontano, conosciamo la sua sensibilità e sappiamo che questa impostazione non è frutto di una sua scelta".
I consiglieri Dem accolgono, inoltre, lo spunto dell’assessore Gallo sulla fragilità della governance delle Terre alte e condividono la necessità di affrontare una crisi amministrativa che rischia di vanificare ogni buona intenzione. "Molti piccoli e medi Comuni – osservano – ricevono risorse per progetti ambiziosi, ma non dispongono del personale per gestirli: in molti casi uno o due dipendenti devono occuparsi di tutto, dall’anagrafe ai bandi, dalla contabilità alla progettazione. Non è amministrare, è sopravvivere".
Per questo, Calderoni, Sannazzaro ed Emanuel chiedono che la Regione accompagni la strategia nazionale con strumenti concreti di sostegno alla capacità amministrativa locale, attraverso:
• supporto tecnico-amministrativo stabile per la gestione dei fondi;
• semplificazione burocratica per i Comuni sotto una certa soglia demografica;
• risorse dedicate al personale e alla formazione, non solo ai progetti;
• individuazione della fragilità amministrativa come criterio premiale nei bandi.
"La vera sfida – concludono – non è moltiplicare i bandi, ma renderli davvero attuabili nei territori che ne hanno più bisogno. Servono incentivi alla gestione associata, sostegni alle comunità vallive, potenziamento dei servizi sanitari ed educativi, efficaci collegamenti fisici e digitali e un serio rafforzamento della governance delle Terre alte. Ci auguriamo che la nuova legge regionale sulla montagna, più volte annunciata, possa finalmente tradurre in atti concreti questa visione condivisa".