CUNEO - ‘Stringiamo i tempi sul nuovo ospedale di Cuneo, o subiremo la concorrenza di Verduno’

Nel Pd si guarda al prossimo futuro: ‘È ora di decidere’. Ma l’opposizione con Sturlese critica la visione ‘ospedalocentrica’: ‘Non c’è nessuna fretta, impossibile che il capoluogo perda la sua funzione’

Andrea Cascioli 29/05/2020 08:55

 
‘Attenti all’hub’, verrebbe da dire parafrasando il titolo di una delle più celebri canzoni di Lucio Dalla. Parliamo ancora del nuovo ospedale di Cuneo e del ruolo che dovrà rivestire in futuro.
 
In Consiglio comunale se n’è discusso martedì sera con l’ormai famigerato ordine del giorno sulla nuova sanità. Un documento sottoscritto dai quattro gruppi della maggioranza (Pd, Centro per Cuneo, Cuneo Solidale Democratica e Crescere Insieme) ma divenuto pietra dello scandalo perché, sia pur con toni vaghi, sembrava rimettere in pista l’ipotesi della doppia sede ospedaliera. “Un passo indietro” secondo molti consiglieri della stessa maggioranza che si battono invece per l’idea dell’ospedale unico nell’area dell’attuale Carle.
 
“Non c’è stata una sufficiente consultazione interna ai gruppi. La mediazione dei capigruppo non era condivisa dai consiglieri” spiega ora Sara Tomatis, una delle voci che dalle file del Partito Democratico si sono alzate per contestare l’esito di un compromesso che ha scontentato tutti: “Ho saputo dell’ordine del giorno solo quando è stato depositato e mi sono sentita in dovere di intervenire”. Al suo dissenso si è sommato quello espresso con toni non troppo dissimili da altri compagni di partito e da alcuni colleghi di maggioranza di Crescere Insieme e Centro per Cuneo.
 
“Quel che ci preoccupa tutti è che l’hub possa essere sfilato a vantaggio di Verduno o di altre realtà ospedaliere” continua la consigliera: “A breve dovrebbe arrivare il completamento dell’Asti-Cuneo. Ed è un’ottima notizia, sia chiaro, ma anche uno sprone a prendere una decisione sul futuro del capoluogo”. In tema di collegamenti stradali, per esempio, torna a proporsi la questione del lotto 1.6. della tangenziale, quello che unendo il Miac alla rotonda della Est-Ovest aprirebbe al futuro hub del Carle uno sbocco rapido sulla A33: “Per noi è tempo di decidere”.
 
Il dibattito sul futuro di Carle e Santa Croce, per contro, non sembra appassionare troppo l’opposizione cittadina. Chi è intervenuto in assemblea dai banchi della minoranza lo ha fatto per invitare a prendere tempo e riflettere più che per sollecitare una scelta. Per Maria Luisa Martello (Cuneo città d’Europa) la questione centrale è capire cosa si farà del Santa Croce qualora il Carle inglobi le sue attuali funzioni: “Sarà un monumento che crolla a pezzi come l’ex policlinico di corso Dante?”. Analoghe perplessità vengono da Beppe Lauria - unico a esprimersi tra i consiglieri della destra - che ammette: “Non c’è nessun treno da perdere e non mi ha mai entusiasmato più di tanto il tema della collocazione dell’ospedale unico perché sono preoccupato da due aspetti: i tempi di realizzazione e i soldi. Per Verduno ci sono voluti vent’anni”. Anche il Movimento 5 Stelle con Manuele Isoardi chiede di evitare il clima da ‘prendere o lasciare’ sul Carle: “Non bisogna ripartire da zero, ma perlomeno fare un passo indietro e riascoltare i territori”.
 
Chi porta le più solide ragioni a sostegno dell’’attendismo’ sul fronte ospedaliero è però Ugo Sturlese di Cuneo per i Beni Comuni, profondo conoscitore di vizi e virtù della sanità da ex responsabile della medicina generale al Santa Croce: “La presenza di due sedi si è rivelata positiva di fronte alla pandemia. Non c’è nessuna fretta e neanche la possibilità di dare risposte immediate sull’ospedale unico, che deve rimanere un ambito di iniziativa” ribadisce dopo l’ultimo intervento in Consiglio.
 
Il battagliero portavoce della sinistra civica rifugge da quella che chiama la visione ‘ospedalocentrica’ della sanità: “Si pensa all’ospedale come grande opera ma il problema oggi non sono solo le strutture, bensì gli organici insufficienti e lo scarso coordinamento tra i vari enti. Dovremmo occuparci per ora a migliorare la ricettività del Santa Croce, non con le torri proposte da Umberto Fino ma con un cambiamento progressivo della sede centrale”. E la possibile rivalità con il neonato polo di Verduno? Un falso problema, sostiene Sturlese: “L’essere polo di quadrante dipende da determinate funzioni di un ospedale, in particolare da quelle della chirurgia specialistica. Queste funzioni oggi sono a Cuneo e sono efficienti, con strutture e personale di qualità: impensabile un cambio di programmazione territoriale”.
 
Una visione rassicurante del futuro che tuttavia stride con le voci di accorpamenti ospedalieri susseguitesi nel recente passato: non più tardi di cinque mesi fa il presidente della Fondazione Santa Croce e Carle Fulvio Moirano aveva ricordato ai consiglieri che l’ospedale cuneese conta su un bacino di utenti assai decentrato rispetto alla città che lo ospita. Appena 7-8mila delle 36mila persone ricoverate ogni anno, infatti, provengono dal comune capoluogo. Sono numeri che in caso di riorganizzazione delle sedi e delle funzioni peserebbero a sfavore della città tra Gesso e Stura: certo, la pandemia pare aver congelato ogni dibattito sul tema in Regione. Ma anche gli equilibri politici e territoriali avranno la loro ‘fase 2’.

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