CUNEO - Sul ‘caso Fondaco’ la Fondazione CRC risponde: ‘La nostra quota azionaria in Ubi Banca non è cambiata’

Nei giorni scorsi l’ente è stato al centro di polemiche per un investimento da 7 milioni, effettuato da una società di gestione del risparmio ‘collegata’ a via Roma

Andrea Cascioli 14/05/2020 18:00

 
La Fondazione CRC è intervenuta nel pomeriggio per fare chiarezza su quello che è ormai diventato un vero e proprio ‘caso’ nel mondo azionario. Si parla dell’investimento da 7 milioni che la società di gestione del risparmio Fondaco, incaricata di gestire una parte delle risorse dell’ente, ha effettuato in opzioni call su azioni dell’Ubi Banca.
 
La fondazione di via Roma 17 è il primo azionista di Ubi Banca con una quota pari al 5,908%. Il Sole 24 Ore ha dato notizia dell’investimento in un articolo dello scorso 8 maggio ripreso anche da Dagospia: secondo il giornale economico-finanziario l’intera operazione si sarebbe inserita nella battaglia a distanza tra una parte dei soci Ubi e Intesa Sanpaolo, con Cuneo schierata a difesa dell'ex Popolare.
 
L’affare ha però portato con sé una minusvalenza potenziale stimata tra i 2 e i 3 milioni di euro che a detta del quotidiano avrebbe generato qualche mugugno sul territorio, vista anche la natura speculativa della cosa. Nei giorni scorsi la sgr Fondaco era già intervenuta per rettificare la ricostruzione della stampa, sottolineando che quel tipo di compravendita “non ha finalità speculative ma consente la realizzazione di programmi sistematici di operatività collocati in ambito regolato e vigilato, offrendo alle fondazioni bancarie soluzioni operative efficienti e improntate al costante monitoraggio del rischio”.
 
A sua volta, l’ente presieduto da Giandomenico Genta puntualizza: “Le operazioni sul titolo UBI Banca realizzate in questo periodo, di cui hanno parlato alcune testate giornalistiche negli ultimi giorni, sono state realizzate non da Fondazione CRC, ma in piena autonomia dal gestore Fondaco, sulla base di un mandato del 2017, e hanno riguardato esclusivamente una normale attività su opzioni, che non prevede alcun trasferimento di titoli. Non vi è stata, dunque, alcuna acquisizione di azioni, come invece erroneamente riportato, e non è cambiata la quota azionaria detenuta dalla Fondazione in UBI Banca, pari al 5,908%”.
 
La CRC sottolinea inoltre che l’operatività sul titolo UBI tramite utilizzo di opzioni è stata autorizzata preventivamente dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, cui è demandato il compito di vigilare sull’operato delle fondazioni di origine bancaria, con autorizzazione rilasciata il 20 marzo 2017: “La Fondazione CRC ha operato dunque nel pieno rispetto delle normative”. Quanto alle possibili perdite, dai vertici dell’istituto giunge un richiamo al fatto che si è appena chiuso un bilancio 2019 particolarmente positivo, il migliore degli ultimi undici anni, che ha garantito 34,5 milioni di euro di erogazioni per il 2020: “Una riprova evidente della gestione particolarmente oculata del patrimonio condotta in questo periodo”.
 
Dai rumors della finanza il ‘caso Fondaco’ è comunque già approdato alle aule parlamentari, a seguito di due interrogazioni firmate alla Camera da Giovanni Currò del Movimento 5 Stelle e da Marco Osnato di Fratelli d’Italia. Stamane sono stati invece tre senatori del Movimento 5 Stelle (Elio Lannutti, Davide Pesco e Vincenzo Presutto) a rivolgersi al ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri.

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