CUNEO - ‘Sull’OPS di Intesa Sanpaolo per Ubi Banca un silenzio assordante da istituzioni e politica locale’

Sinistra Italiana ‘punge’ gli amministratori cuneesi: ‘Aspettano l’epilogo per schierarsi dalla parte giusta’. Preoccupa il mantenimento dei livelli occupazionali

Redazione 27/06/2020 10:28

 
Riceviamo e pubblichiamo l’intervento del coordinatore provinciale di Sinistra Italiana Mario Cravero:
 
Dalle pagine locali de La Stampa dei giorni scorsi, abbiamo appreso della visita in provincia di Fabrizio Palenzona e Gaetano Micichè per illustrare ai sindaci di Alba e Mondovì, che assieme a Cuneo rappresentano i territori di maggior intervento della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, sulla bontà del progetto dell’OPS fatta su UBI Banca da Intesa Sanpaolo. Notizia che riporta al centro dell’attenzione un progetto finanziario ed industriale di enorme valenza per il Paese ed in particolare per la nostra provincia.
 
Mentre è nota la contrarietà al progetto manifestata fin da subito dal presidente della Fondazione Crc, che con poco meno del 6% delle quote risulta essere tra gli azionisti di maggior peso di Ubi Banca, nessuna posizione esplicita sulla possibile operazione arriva dalle istituzioni e dal mondo politico locale.
 
Dal momento che non crediamo che in questo caso si possa invocare il classico “silenzio assenso” siamo più propensi a pensare che, per non rischiare di sbagliare cavallo, si preferisca aspettare l’epilogo della contesa per avere la certezza di schierarsi dalla parte giusta al momento che i giochi saranno conclusi. Ora, non avendo gli indispensabili elementi di conoscenza, ci è difficile esprimere una valutazione di merito, ovvero se effettivamente le condizioni proposte da Intesa Sanpaolo siano davvero “irricevibili” sotto il profilo sostanziale, come a suo tempo dichiarato dal presidente della Fondazione, o se invece la resistenza più che dalla congruità dell’offerta, sia determinata dalla consapevolezza che, con il buon fine dell’operazione, sarebbe certamente la Fondazione a vedersi ridurre il suo attuale consistente peso politico.
 
La cautela nello schierarsi degli amministratori a favore dell’OPS di Intesa è certamente condizionata dalla preoccupazione che la conseguente marginalizzazione della Fondazione faccia venir meno nel futuro le importanti risorse economiche destinate in questi anni dalla Fondazione alle comunità locali.
 
Preoccupazione più che legittima, ma che in una valutazione complessiva, anche alla luce delle preoccupanti incertezze produttive e finanziarie che abbiamo di fronte, non dovrebbe prevalere sulla innegabile opportunità di consolidamento per Ubi Banca che l’operazione produrrebbe.
 
Così come non può essere la difesa della territorialità a condizionarne il giudizio. Esperienze recenti, come ad esempio il Monte dei Paschi di Siena hanno evidenziato come la difesa ad ogni costo della “senesità” della banca da parte della Fondazione e delle istituzioni locali ha portato la stessa in un drammatico cul de sac.
 
Se è vero come è vero che la Fondazione vedrebbe il suo peso politico diminuito è altrettanto vero che dall’operazione trarrebbe un ritorno finanziario non indifferente, che potrebbe essere dedicato diversificando con oculatezza gli investimenti anche verso altri asset, non necessariamente meno redditizi di quanto sin qui realizzato in Ubi Banca capaci di garantire anche per il futuro benefici per le Comunità del territorio.
 
Molto di più dovrebbero preoccupare le possibili ricadute negative sui livelli occupazionali che nel breve-medio periodo l’unificazione potrebbe determinare alla luce dei processi di razionalizzazione che normalmente accompagnano tali fusioni. Ed è su questo punto che a cominciare dalle istituzioni e dalla politica servirebbe la massima fermezza nel pretendere da Intesa Sanpaolo impegni granitici per la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori che operano oggi in Ubi o in attività a suo tempo terziarizzate.
 
Cravero Mario
Sinistra Italiana Cuneo

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