Una risorsa per i comuni - compreso quello di Cuneo, dove l’imposta di soggiorno ha visto un costante aumento di gettito dalla sua istituzione - ma anche un balzello per i viaggiatori. Le associazioni di categoria, come Federalberghi, Confindustria Alberghi, Assohotel e Faita, esprimono forti preoccupazioni per i possibili incrementi che, a livello nazionale, potrebbero arrivare al 40% o addirittura al 140% per le località interessate dalle Olimpiadi invernali. “Le preoccupazioni espresse dalle associazioni sono legittime” dichiara Giorgio Chiesa, presidente dell’associazione Albergatori ed Esercenti Turistici della provincia di Cuneo. E aggiunge: “Non possiamo permettere che un’imposta di scopo diventi semplicemente un ulteriore onere per i turisti e un aggravio amministrativo per gli albergatori, senza un ritorno tangibile in termini di competitività territoriale”. Oggi sono i comuni a decidere se e quanto far pagare ai turisti. In provincia Granda nell’anno 2024 questa imposta ha fruttato un tesoretto di un milione e 847mila euro per 53 diverse realtà territoriali, comprendenti 51 Comuni, l’Unione montana Valle Maira e l’Unione dei Comuni di Langa e del Barolo. Le Langhe fanno la parte del leone, ma sul podio, al secondo posto dietro ad Alba (332,9 mila euro, in aumento del +2,1% rispetto al 2023) e davanti a La Morra (con 109,4 mila euro, +2,5%) c’è Cuneo con 185,8 mila euro e un incremento sul precedente esercizio che arriva addirittura a +23,6%. La norma impone di destinare quanto ricavato a interventi in materia di turismo, compresi quelli a sostegno delle strutture ricettive, manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali e ambientali locali, nonché ai relativi servizi pubblici locali. Gli operatori del settore, però, lamentano che non sempre accade. La prima mossa strategica proposta dagli albergatori cuneesi è “l’adesione congiunta e coordinata da parte di tutti i sindaci del territorio a un progetto di tassa di soggiorno, equilibrata in termini quantitativi, diffusa a livello endemico”. Bando alle sperequazioni tra campanili, insomma. Si punta a “superare la frammentazione delle politiche fiscali locali, garantendo un gettito omogeneo su tutto il territorio che eviti squilibri competitivi tra comuni limitrofi”, ma anche ad “assicurare che la riscossione e l’utilizzo dei fondi siano gestiti con una visione d’insieme, supportando progetti che beneficiano l’intero ecosistema turistico e non solo i singoli centri”. Per assicurare la massima trasparenza e l’efficacia nell’uso dei fondi raccolti, si propone inoltre l’immediata convocazione di un tavolo permanente sul turismo territoriale. “Questo organo consultivo ma anche decisionale - spiegano i proponenti - avrà l’obiettivo primario di definire e attuare strategie di marketing territoriali congiunte e di monitorare l’effettiva destinazione del gettito”. Dovrebbero farne parte le due Atl, i rappresentanti dei sindaci, i consorzi turistici e il presidente dell’associazione albergatori. “Questo tavolo, - conclude Chiesa - dovrà divenire la sede in cui si garantirà che una quota parte del gettito sia effettivamente destinata alla riqualificazione delle imprese turistiche, come previsto dalla legge nazionale, ma a volte disatteso. La nostra risposta all’inasprimento fiscale è una migliore e più efficace spesa del gettito, trasformando il potenziale aumento in un investimento strategico per l’attrattività e la competitività del territorio”.