LIMONE PIEMONTE - Tenda bis, si riunisce il gruppo di monitoraggio: sul tavolo anche l'ipotesi tunnel Panice-Vievola

Nel documento redatto dalla sindaca di Roccavione Germana Avena una serie di richieste da discutere in vista della Cig del 6 ottobre

Andrea Dalmasso 14/09/2023 16:27

Si chiede di progettare e trovare i finanziamenti adeguati per la realizzazione di una nuova canna bidirezionale da realizzarsi tra Limone Panice e Vievola, che non avrebbe costi spropositati rispetto al rifacimento del tunnel storico, non interferirebbe con il passaggio a monte, eliminerebbe tutte le questioni sulla manutenzione invernale”. È una delle richieste contenute nel documento che la sindaca di Roccavione Germana Avena sottoporrà domani, venerdì 15 settembre, al gruppo di monitoraggio per i lavori del Tenda bis costituito il mese scorso in Provincia. Un tavolo di cui fanno parte anche la Regione, i Comuni interessati e la Camera di Commercio, che domani si riunirà per mettere a punto le proposte da consegnare ad Anas in vista del 6 ottobre, data della prossima Conferenza Intergovernativa Italia-Francia.
 
L’ipotesi di un tunnel più basso rispetto a quello esistente rappresenterebbe un’alternativa al rifacimento della galleria storica, i cui lavori dovrebbero prendere il via dopo la conclusione del nuovo traforo. Il timore è che le condizioni del tunnel e la sua vicinanza al nuovo potrebbero comportare difficoltà notevoli per i lavori, tali da ritenere conveniente la realizzazione di una nuova canna ex novo.
 
Si legge nel documento che verrà esaminato domani: “Si ritiene che, ai fini di un transito internazionale, il passaggio nella canna nuova (sia a doppio senso di marcia sia a senso di marcia alternato) non possa considerarsi come soluzione definitiva poiché: sarebbe una sconfitta del territorio ma anche e soprattutto della politica tornare ad una situazione di anni e anni fa, dopo aver speso centinaia di milioni di euro. Mettere mano al rialesaggio del tunnel storico diventerebbe un’impresa a dir poco epica, considerate le sue attuali condizioni e la contiguità con la nuova canna: risulterebbe comunque un impegno finanziario notevole e la possibilità di crolli porrebbe nuovamente a rischio il passaggio (abbiamo già una più che discreta esperienza di questi eventi)”. Sempre a questo proposito, nel documento si richiede “la verifica, circostanziata dal punto di vista tecnico e legale, della possibilità, che si ritiene assolutamente imprescindibile, della percorribilità contemporanea nei due sensi di marcia”. 
 
Il documento ribadisce poi la contrarietà ad un’apertura anticipata in modalità “cantiere”, nel caso questa comporti allungamenti dei tempi: “Si ritiene che la Conferenza non debba assolutamente accettare una eventuale richiesta di passaggio in modalità sicurezza che possa pregiudicare la fine dei lavori e la possibilità di passaggio in modalità ordinaria oltre il 30 maggio 2024 perché significherebbe distruggere l’economia non solo turistica”.
 
Si chiedono inoltre chiarimenti sul ruolo e sul mandato dell’ispettore nominato dal Ministero, Daniele Pietrosanti, e in quali modalità e tempi egli potrà interfacciarsi con gli enti del territorio. Altre richieste riguardano la precisa definizione dei fondi a disposizione (sia quelli ante Alex che quelli stanziati dopo la firma del contratto aggiuntivo), aggiornamenti sullo stato dei lavori e sul cronoprogramma.
 
Poi una riflessione più ampia sul ruolo della politica relativamente al tema dei collegamenti tranfrontalieri della provincia: “Pensiamo che la politica, di concerto con le forze sociali ed economiche, si debba far carico urgentemente di una programmazione seria e ragionata dei transiti transfrontalieri su gomma e su ferro di tutto il Piemonte: abdicare a questo ruolo porta sicuramente ad una esclusione del nostro territorio dalle rotte internazionali a sud delle Alpi, con tutto ciò che ne consegue nell’economia dell’intera Regione e dell’Italia. Sappiamo che l’ultimo report sui passaggi nel tunnel del  Tenda, risalente ad almeno dieci anni fa,  contava un transito annuale di veicoli leggeri di un milione di unità. Indubbiamente si trattava di passaggi turistici e commerciali a favore soprattutto dell’economia ligure e piemontese e questa è anche la ragione per cui la Francia non mostra un interesse così forte a quest’opera, come del resto a quella ferroviaria: tuttavia proprio per lo stesso motivo il nostro Paese non può prescindere dalla sua valorizzazione. Occorre un po’ di coraggio e di orgoglio per una terra che crediamo lo meriti: diversamente il tanto sbandierato modello Cuneo a che cosa si ridurrebbe? Perfino una monarchia non propriamente illuminata come quella sabauda ne comprese l’importanza e progettò 150 anni fa il tunnel stradale più lungo al mondo e concepì quella splendida opera ingegneristica che è la ferrovia Cuneo-Nizza. E noi ora, nel 2020, non riusciamo a costruire una galleria stradale lunga 8 km o far viaggiare a più di 40 km/h un treno?”.
 
In chiusura del documento anche un “capitolo” sulla ferrovia, con il raddoppio del binario Cuneo-Fossano definito “non più rinviabile”. Relativamente alla Cuneo-Nizza - si afferma nel documento - “i nostri rappresentanti regionali e nazionali dovrebbero finalmente mettere un punto fermo sulla convenzione che giace da anni , pronta e mai firmata. Prendere atto formalmente che trattasi di linea Internazionale di importanza strategica che va posta pertanto a carico dello Stato. Chiedere  una certezza di finanziamenti alla Francia e non accettare dei piani di manutenzione e ammodernamento che si concluderanno entro il 2050. Chiedere alla Francia di operare con la manutenzione nelle ore notturne e mettere in disponibilità i binari per ulteriori corse”.
 
Temi che verranno affrontati nella riunione di domani e poi, eventualmente, sottoposti alla Cig in programma il 6 ottobre.

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