CUNEO - 'Teniamo viva la memoria di Sergio e Raimondo e delle loro azioni: non restino solo nomi su una targa'

Il capo della Polizia Franco Gabrielli a Cuneo per l'intitolazione a Sergio Zucco e Raimondo Usmiani del palazzo della Questura e della piazzetta antistante

Il capo della Polizia Franco Gabrielli
Da sinistra Borgna, Gabrielli e Ricifari
La targa dedicata a Raimondo Usmiani
La stele in memoria di Sergio Zucco
La benedizione di don Franco Ciravegna

Andrea Dalmasso 23/09/2020 12:52

E’ fondamentale che la memoria di Sergio e Raimondo non rimanga sotto una teca di stanca retorica, ma resti viva con un’impronta concreta sul nostro agire. I loro non devono rimanere semplici nomi e cognomi su una targa: renderemo loro onore solo se le loro azioni e il loro sacrificio diventeranno per noi un esempio”. Lo ha detto stamattina, mercoledì 23 settembre, il capo della Polizia Franco Gabrielli, ospite a Cuneo per l’intitolazione del palazzo della Questura a Sergio Zucco e della piazzetta antistante a Raimondo Usmiani: una cerimonia cui hanno preso parte tutti i maggiori rappresentanti delle istituzioni civili, militari e religiose e delle associazioni locali. 
 
Nato a Trinità di Fossano nel 1953, Zucco, poliziotto in servizio presso la Squadra Mobile del capoluogo, morì il 27 settembre 1979 all’ospedale “Santa Croce" a causa delle ferite riportate due settimane prima, l’11 settembre, in un conflitto a fuoco durante un servizio antirapina alle Poste di Moiola. A colpirlo era stato un carabiniere che lo aveva scambiato per un rapinatore. Zucco lasciò la moglie, sposata da pochi mesi, in attesa di una figlia (Manuela), entrambe presenti alla cerimonia di stamattina insieme alla madre Lucia e al fratello Bruno. Raimondo Usmiani, nato a Pola nel 1907, era invece un brigadiere di Polizia che prestò servizio a Cuneo dal dicembre del 1943 al 1945 e contribuì a fornire informazioni al movimento partigiano durante la Resistenza: una vera e proprio attività di controspionaggio, la sua, con informazioni quotidiane che permisero di salvare la vita a molte persone, tra cui anche il professor Eugenio Togliatti, fratello di Palmiro, rifugiato in quel periodo a Frabosa Sottana. Morto senza figli, per lui era presente il nipote Tullio, stimato medico torinese.
 
Ad aprire la cerimonia, preceduta da un momento privato in cui Gabrielli ha incontrato le famiglie di Usmiani e Zucco, il Questore di Cuneo Emanuele Ricifari: “Sentiamo nostra in modo particolare questa celebrazione, a maggior ragione dopo aver conosciuto le famiglie delle persone che ricordiamo oggi. Ringraziamo chi ci ha accompagnato in questo percorso, dal Comune di Cuneo all’Istituto Storico della Resistenza”.
 
A fare gli onori di casa il sindaco e presidente della Provincia Federico Borgna: “Le persone che ricordiamo oggi rappresentano in pieno i valori di ‘cuneesità’ propri non solo della nostra città, ma di tutta la comunità della nostra provincia: valori di profondo attaccamento alla libertà, di chi ha scelto di stare dalla parte giusta della storia anche quando questa scelta non era facile né scontata”.
 
Poi l’intervento Franco Gabrielli: “E’ sempre bello quando come istituzione riusciamo a sentirci parte della comunità che serviamo. Il nostro motto è ‘Esserci sempre’, e credo che in momenti come questo assuma un significato particolare. Non sempre nella storia è stato così: ci sono state volte in cui siamo stati percepiti come distanti, in cui i nostri valori non sono stati condivisi. Ma il senso pieno e vero del nostro ruolo lo sentiamo solo quando ci sentiamo a tutti gli effetti parte della comunità”.
 
Il capo della Polizia si è poi soffermato sulle storie dei due poliziotti cui è stata dedicata la cerimonia: “La storia di Sergio Zucco ci ricorda quanto complicato e pericoloso sia il nostro lavoro, al di là della facile retorica. Penso sia più di un semplice mestiere, richiede passione e coinvolgimento emotivo: mettiamo in conto di poter dare la nostra vita, e questo lo nobilita. Raimondo Usmiani ci porta invece un ulteriore insegnamento, in un momento in cui, quasi 80 anni dopo, ancora assistiamo a un certo revisionismo nei confronti di chi, in quegli anni difficili per il nostro paese, ha fatto la scelta giusta. La realtà è che l’Italia fu vittima di una dittatura, di scelte scellerate, e fu trascinata in una guerra che non voleva. Soprattutto al nord, allora, ci fu che fece una scelta non scontata: oggi alcuni episodi vengono strumentalizzati per mistificare la giusta interpretazione di quel periodo, in quel momento però la scelta fatta da Usmiani e da tante altre persone come lui era un atto di coraggio”.
 
A concludere la commemorazione la scopertura delle targhe dedicate a Raimondo Usmiani e Sergio Zucco, quest'ultimo ritratto in un'opera realizzata da Alessia Silvano, poi la benedizione del cappellano della Polizia don Franco Ciravegna, seguita dall’intonazione del Silenzio.

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