CUNEO - Tettoia Vinaj, bene il recupero dei canoni: ma i soldi quanti sono?

Ugo Sturlese (Cuneo per i Beni Comuni) è stato tra i primi a sollevare il “caso” finito in tribunale: il Comune chiedeva 938mila euro, ne ha avuti un terzo

Andrea Cascioli 01/12/2025 20:00

Ben venga il recupero dei canoni di Tettoia Vinaj, ma quanti sono i soldi in ballo? Se lo chiede dall’opposizione Ugo Sturlese di Cuneo per i Beni Comuni - e non solo lui - dopo l’annuncio che il Comune di Cuneo ha vinto in appello la causa contro Dario Dalmasso, titolare della società Tettoia Vinaj che dal 2015 al 2024 ha gestito la struttura in piazza ex Foro Boario ricevendo gli affitti da Open Baladin. Per la cronaca, lo stesso Dalmasso è a capo della Exin Cantore, che tuttora gestisce, alla modica spesa di 12mila euro all’anno contro i 120mila a cui è stata aggiudicata di recente la Tettoia Vinaj, l’antistante ex caserma Cantore. “Siamo contenti - premette il consigliere Sturlese - che i cittadini di Cuneo possano recuperare oltre 300.000 euro che il Comune incasserà per il recupero dei canoni non pagati, oltre ad oneri di urbanizzazione per parcheggi per alcuni anni, relativi a Tettoia Vinaj: peccato che il Comune abbia impiegato almeno 4 anni prima di fare causa per recuperarli dalla società Tettoia Vinaj, limitandosi a mandare 2 volte l’anno una lettera di sollecito. Per ottenere questo risultato il sottoscritto e il consigliere Lauria hanno dovuto produrre oltre 10 interpellanze”. Il consigliere Giancarlo Boselli di Indipendenti, aggiunge il collega della sinistra civica, “ha sollevato anche il tema della cauzione mai versata dalla stessa società per la realizzazione di parcheggi”: ovvero i 315.911 euro di oneri di monetizzazione che l’assessore al Bilancio Valter Fantino aveva quantificato in sede di Consiglio comunale, precisando che l’unica opera compensativa realizzata da Tettoia Vinaj srl è “il marciapiede perimetrale della ex infermeria Cantore del valore di 24.696 euro”. “Ma già le prime due voci - aggiunge Sturlese, riferendosi ai canoni dello stabile e agli oneri dei parcheggi - superano l’entità dell'attuale versamento imposto dalla Corte d’Appello, mentre il credito complessivo in capo al Comune si avvicinava al milione di euro. Bene il parziale recupero, ma siamo in attesa di leggere la sentenza per capire le ragioni del versamento attuale che risulterebbe non sufficiente a coprire l’intero debito della società verso il Comune”. L’amministrazione infatti vantava crediti per 938mila euro, detraendo i 315mila dei parcheggi ne resterebbero più di 600mila: che fine hanno fatto? Nella sentenza si menzionano canoni non versati a partire dal 10 luglio 2015 fino al 7 giugno 2021 (la data di avvio del contenzioso) per “un importo complessivo di 192.328,50 euro, più IVA e interessi moratori”. Per il successivo periodo di “occupazione senza titolo” la società è condannata a pagare ulteriori 144.657 euro, oltre gli interessi: se la matematica non è un’opinione, fa 336.985,5 euro. Ma arriveranno? Anche questo è lecito domandarselo. Beppe Lauria (Indipendenza!) ha rilevato in passato come al 31 dicembre 2022 la società di Dalmasso dichiarasse un valore di produzione pari a 185mila euro: “La cosa più straordinaria è che dichiarava costi di produzione per 93.615 euro. Quella società produce 185mila euro che non vi gira e ha spese per quasi 100mila euro, tant’è che tutti gli anni accumula perdite: questo è l’interlocutore che avreste dovuto verificare”. Insomma, “la favola del Bestento”, ovvero “la storia che non finisce mai”, va avanti. Con premesse giuridiche più certe - questo è giusto ricordarlo soprattutto agli esponenti della minoranza, che chiedevano di lasciar perdere l’appello perché il Comune avrebbe perso di nuovo - ma con zero certezze sul piano pratico.