CUNEO - Tiziana Fresia, la “signora dei satelliti” volata da Cuneo a Washington

Ingegnere aerospaziale, dopo il diploma all’Itis nel capoluogo della Granda è diventata direttrice dei lanci satellitari di Cape Canaveral

Chiara Carlini 27/12/2022 14:20

Scienziato, ingegnere aerospaziale, cervello in fuga made in Cuneo ma ormai di casa negli Usa, a Washington, come senior director program manager a capo di un team specializzato nei lanci satellitari. Il suo nome è Tiziana Fresia e la sua professione la potremmo sintetizzare, cinematograficamente, in “signora dei satelliti”. Donna forte e determinata fin dalla scelta degli studi, quando optò per l’Itis con indirizzo industria metalmeccanica (erano solo due ragazze in tutto l’istituto) e successivamente al Politecnico di Torino, anche lì due donne su 300 iscritti. Venuta a Cuneo come ogni anno per passare le vacanze di Natale, quest’anno è stata una delle protagoniste del ciclo d’incontri “I grandi della Granda” presso villa Tornaforte-Aragno dove, accompagnata dalla figlia Emily che parla bene italiano e anche un po’ di piemontese, ha raccontato al pubblico la sua storia personale e professionale. Pochi giorni dopo, su invito del dirigente dell’Istituto tecnico industriale dove la scienziata cuneese ha studiato negli Anni ’70, ha incontrato gli studenti e visitato aule e laboratori dove aveva mosso i primi passi nel campo delle tecnologie. Qui ha sottolineato come “la scelta di questa scuola sia stata strategica nel mio percorso professionale”.
 
L’abbiamo incontrata a margine del convegno promosso dall’editore Nino Aragno e moderato dal giornalista de La Stampa Piero Dadone. “Tutto è cominciato con la società aerospaziale italiana, Alenia e con una collaborazione tra ESA (agenzia spaziale europea) e NASA (agenzia spaziale americana) - ha spiegato Fresia, oggi responsabile di progetto per la Northrop Grumman - mi sono specializzata nel settore dei satelliti commerciali che hanno la capacità di trasmettere dati in tempo praticamente reale, in tutto il globo. Sono responsabile di tutte le fasi che vanno dalla progettazione all’assemblamento, dai test a tutta la campagna di lancio e alle successive operazioni in orbita. Per ogni invio si segue un percorso che può durare anche quattro anni. E il team operativo supera anche le mille persone. Il mio staff ristretto, con cui lavoro tutti i giorni, è però più piccolo e ridotto a sole venti persone”.
 
Oggi quindi è uno dei protagonisti della scienza aerospaziale che siede nella stanza dei bottoni di Cape Canaveral, in Florida, una location che vediamo spesso nei film di fantascienza. Non possiamo non chiederle se, e quando, abbiamo rischiato una collisione con un meteorite: “C’è la concreta possibilità che si siano presentate già molte situazioni di questo tipo, ma sono sempre stati impatti molto piccoli e avvenuti in zone non popolate”. Quanto ai numeri, l’ingegnere ci ha spiegato che un vettore deve raggiungere i 40mila chilometri l’ora per portare nell’orbita terrestre un veicolo spaziale. E ancora, che sono circa 8mila i satelliti in orbita, ma solo una parte di questi è ancora attiva. Infatti la durata di queste macchine, fondamentali per l’osservazione dello spazio profondo, ma altresì per le comunicazioni terrestri e per le rilevazioni meteorologiche, va dai 5 ai 15 anni. Poi diventano rifiuti spaziali. Eh sì, anche nello spazio lasciamo traccia del nostro passaggio…

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