BORGO SAN DALMAZZO - Tutti i punti interrogativi sul biodigestore di Borgo San Dalmazzo

Dall'aumento dei costi alle ipotesi di revisione del progetto (che farebbero perdere i fondi PNRR), passando per i dubbi sulla disponibilità dei consorzi ecologici provinciali a conferire i rifiuti

Andrea Dalmasso 27/01/2023 17:19

La questione del nuovo biodigestore di Borgo San Dalmazzo ora è un rebus. Lo scorso dicembre la notizia dell’ottenimento dei fondi nell’ambito del PNRR (12 milioni e 851 mila euro destinati al sito) sembrava poter rappresentare un passo avanti nella realizzazione di un progetto che negli ultimi anni è stato il vero e proprio “tema caldo” del dibattito pubblico borgarino. La situazione, però, si presenta oggi particolarmente intricata, complici i tempi dilatati dalla pandemia e gli aumenti dei prezzi delle materie prime che farebbero lievitare sensibilmente il costo di realizzazione di un’opera progettata ormai più di quattro anni fa. Insomma, i quasi 13 milioni provenienti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza non basterebbero per coprire i costi, e questo rappresenta il primo rilevante ostacolo.
 
Il tempo, però, stringe: dalla comunicazione ufficiale del finanziamento, avvenuta a inizio gennaio, Acsr ha trenta giorni per procedere con l’accettazione formale del contributo. La decisione, insomma, andrà presa entro pochi giorni.
 
È in atto un confronto serrato tra i sindaci del bacino Acsr, grazie anche al coordinamento del presidente della Provincia Luca Robaldo, per comprendere la reale fattibilità e sostenibilità dell’opera”, fa sapere la sindaca di Borgo San Dalmazzo Roberta Robbione: “Chiaramente da parte nostra c’è una particolare sensibilità, l’obiettivo primario è tutelare il benessere degli abitanti di Borgo”.
 
Nella sua progettazione iniziale il nuovo biodigestore, da realizzare nel sito della ex discarica di San Nicolao, avrebbe dovuto servire l’intero territorio provinciale. Questo il secondo punto interrogativo: ad oggi i consorzi ecologici del monregalese (Acem), del saluzzese (Csea) e dell’albese-braidese (Coabser) non hanno formalmente manifestato la loro disponibilità a conferire i loro rifiuti presso l’impianto che dovrebbe sorgere a Borgo San Dalmazzo. Non sarebbe quindi scontato raggiungere i quantitativi di rifiuti indispensabili per rendere il biodigestore remunerativo.
 
Un’altra questione da analizzare è quella della possibile revisione del progetto, da molti ritenuto sovradimensionato (uno tra i principali punti contestati anche dal comitato “No Biodigestore”, nato a Borgo nel corso del 2020). La stessa prima cittadina di Borgo San Dalmazzo aveva parlato - sia durante la campagna elettorale della scorsa primavera che a dicembre, dopo l’aggiudicazione dei fondi PNRR - della necessità di rendere l’impianto “dimensionato rispetto alle esigenze del bacino Acsr”. Realizzare un progetto diverso da quello candidato al bando, però, comporterebbe la perdita dei finanziamenti stessi e di fatto l’impossibilità di realizzare l’impianto, considerando inoltre che l’allungamento dei tempi ha fatto sfumare la possibilità di accedere agli incentivi corrisposti da GSE (Gestore dei Servizi Energetici).
 
I punti da chiarire, insomma, sono tanti. Nel frattempo la questione sbarcherà anche nel Consiglio comunale di Cuneo. Paolo Armellini ha infatti presentato un’interpellanza sulla raccolta differenziata in città, nella quale - tra le altre cose - chiederà all’amministrazione guidata da Patrizia Manassero la sua posizione sul progetto e a che punto sia il confronto tra i 54 Comuni soci di Acsr.
 

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