CUNEO - “Un antifascismo sempre più d’obbligo, eppure gli italiani hanno girato la pagina della Storia”

Paolo Chiarenza, storico dirigente missino, sul caso della “pastasciutta antifascista”: “A destra il nostro esame di revisione col passato storico lo abbiamo compiuto”

Redazione 30/07/2025 07:25

Riceviamo e pubblichiamo: Egregio direttore,
per le sinistre di ogni grado e l’Anpi, l’antifascismo è il principale argomento di propaganda politica per l’assalto al governo Meloni e al centrodestra in Regione Piemonte e nei vari Comuni. Dopo gli attacchi per la pastasciutta antifascista del 25 luglio si stanno preparando, al rientro dalle vacanze, all’offensiva con un girotondo collettivo per la celebrazione dell’8 settembre, la data della resa senza condizioni dell’Italia in guerra e il capovolgimento delle alleanze, che loro vogliono riconosciuta come primo atto della Resistenza. In occasione della pastasciutta antifascista, per essere convincenti hanno raccontato la vecchia storia del loro nonno che dice: “Il fascismo è stato oggettivamente un ventennio di crimini, assenza di libertà e successivamente con sovversione e attentati si è macchiato di buona parte delle pagine più buie della nostra Repubblica”. L’antifascismo è sempre più d’obbligo, anche se ci hanno insegnato, spiegato in ogni maniera che il fascismo è morto ormai da 80 anni e la maggioranza degli Italiani ha girato la pagina della Storia e non ne può più di discutere di fascismo-antifascismo. Certo ci sono gonzi che si dicono “moderati” che si fanno trascinare sul terreno dell’antifascismo, un terreno che non conoscono, a cui sono indifferenti. Non ci vorrebbe molto a capire che questa pretestuosa discussione è il tentativo per intimorire ed eludere i gravi problemi di attualità. A destra il nostro esame di revisione con il passato storico lo abbiamo compiuto nel 1970 con la Destra Nazionale dell’on. Giorgio Almirante, aperta a tutti i sostenitori di una politica di centro-destra, rinnovata nel 1983 con la proposta di Nuova Repubblica degli Italiani e definita a Fiuggi nel 1995. Ma veniamo a oggi. A questo punto i nostri avversari ripropongono le solite accuse, per cui prima di essere sottoposto a tortura psicologica, preferisco confessare io quello che di peggio è stato fatto durante il periodo fascista. Sappiate che durante il bieco Ventennio, quasi tutti gli Italiani hanno subìto soprusi e persecuzioni a non finire. Per 20 anni, comprese le domeniche e le altre feste comandate, tutte le mattine facevano bere l’olio di ricino. Quasi tutti erano disoccupati, perché non potevi lavorare se non mostravi la tessera del PNF. Non si è mai saputo in quei tempi cosa fossero la previdenza sociale, gli assegni familiari, il dopolavoro, il sabato mezzo festivo, le 200 ore di premio a Natale, le case popolari, i treni popolari, le opere pubbliche. Si imponeva il Crocifisso nelle scuole. Gli antifascisti sono nati in un ospedale-campo di concentramento. A neanche 4 anni, d’estate, ti strappavano dalle braccia di tua madre per buttarti in una delle tante colonie estive del Regime. Eri costretto a metterti in testa un ridicolo fez e addosso una insopportabile camicia nera; poi ti obbligavano persino a cantare canzoni insulse dove si parlava della Patria e delle imprese del popolo italiano. In più, così conciati, si era costretti a portare sulle spalle dei cartelli con le foto del Duce e del Re: due musi biechi che non avevano niente a che vedere con quelli illuminati e simpatici di tanti politici attuali. E se ciò non bastasse, tutti alle adunate oceaniche! La Milizia armata spingeva a decine di migliaia, a volte a centinaia di migliaia, ad applaudire il Duce. Gli squadristi si divertivano a prendere il popolo a manganellate; i giovani avanguardisti, invece, si tenevano in esercizio sparando con il fucile addosso alla gente e compiendo vandalismi di ogni genere. Va ricordato che un nostro concittadino della Valle Gesso - comunista, fiero oppositore del fascismo - ogni sera doveva presentarsi in Federazione, dove il Federale (uno dei tanti gerarchi che allora veniva prescelto non per meriti, ma per ossequio al partito) lo picchiava a sangue. Per questo trattamento i suoi figli sono nati tutti idioti: ne ha dovuto fare 10 per la Patria, il disgraziato, altrimenti lo avrebbero castrato. Un ebreo di Cuneo per vivere era costretto a fare il fotografo del Regime. Egli doveva fotografare il Duce nelle sue più insignificanti attività: il Duce fondava una città (ne ha fondate 12, il disonesto); il Duce che inaugurava (lo sciagurato) scuole, ospedali, colonie marine e montane, fabbriche, cantieri; il Duce fra i bambini, fra gli operai, fra i contadini, fra la gente comune che lo attorniavano con evidente terrore e disprezzo. Nell’Italia fascista, inoltre, dilagavano la delinquenza, la mafia, la violenza, la droga, la prostituzione e la corruzione. Infine, per colpa del tiranno scoppiò la guerra. Andò male, e questo permise finalmente agli Italiani di aprire gli occhi. Per ultimo, si scatenò la guerra civile. Chi era notoriamente il cattivo di casa non poteva non arruolarsi con i traditori della R.S.I., per cui logicamente poteva finire “giustiziato” dai partigiani. Negli anni che seguirono, quelli drammatici del terrorismo in Italia, imperversavano le Brigate Rosse, che erano Brigate Nere camuffate... Ammesso tutto questo non crediamo sia necessario dire altro. Finiamola con polemiche insensate. Buone vacanze a tutti. Ringrazio per la pubblicazione, distintamente.
Paolo Chiarenza (Busca)

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