CUNEO - Un centinaio di medici non specializzati lavoreranno nei pronto soccorso piemontesi: è polemica

Icardi drastico: 'Se no li chiudiamo'. L'opposizione: 'Significa condannarli al precariato perpetuo'. Contraria anche la federazione dei dottori

Samuele Mattio 11/09/2019 15:08

La notizia era già trapelata nei giorni scorsi, ma ieri è arrivata l'ufficialità in Consiglio regionale: il Piemonte fronteggerà la carenza di specialisti formando in sei mesi medici generici per inserirli nei pronto soccorso ospedalieri."O mettiamo 100-150 medici non specializzati nei pronto soccorso o li chiudiamo" ha detto drasticamente l'assessore alla Sanità, Luigi Icardi, rispondendo a un'interpellanza del consigliere regionale di Leu, Marco Grimaldi. Un provvedimento analogo è stato adottato anche in altre regioni (Veneto e Toscana).
 
"Questa crisi - ha detto Icardi, puntando il dito contro la Giunta precedente - è causata dalle sciagurate politiche di formazione degli anni passati: il 60% dei medici uscito dalle Università non ha potuto entrare in una specialità. Noi abbiamo fatto la nostra parte, portando da 10 a 15 le borse di studio finanziate dalla Regione, con un esborso di quasi due milioni. Ne abbiamo ottenute altre 35 da fondazioni e privati, arrivando a 50, che si aggiungono alle 511 finanziate dal Ministero. E' un grande risultato".

“Il Piemonte ha subito il blocco del turnover, ma oggi investire e assumere si può - ha replicato il rappresentante della sinistra - 
è necessario pertanto che la Regione presenti un piano organico per favorire il rientro nei nostri ospedali dei giovani medici fuggiti in altre Regioni o, più spesso, all’estero”. 

“In attesa dell’entrata in vigore del Decreto Calabria – ha proseguito Grimaldi 
si assumano, con contratti dignitosi e a tempo indeterminato, i medici che hanno concluso le scuole di specializzazione. Siamo contrari a modalità di assunzioni annuali di giovani laureati non completamente formati; significa condannarli al precariato perpetuo. Sarà inoltre importante se riusciremo ad aumentare le borse di specializzazione. Le risorse ci sono, spendiamole al meglio”.

Alle critiche sulla qualità del servizio, Icardi ha ricordato che "nei pronto soccorso piemontesi l'84% dei pazienti sono codici bianchi e verdi". Tra le altre misure annunciate da Icardi figurano un protocollo d’intesa con le Università di Torino e del Piemonte orientale per definire le modalità di svolgimento della formazione specialistica a tempo parziale per gli specializzandi che avranno un rapporto di lavoro a tempo determinato presso le aziende sanitarie e la predisposizione di un avviso per la formulazione di una graduatoria separata per l’accesso al corso di formazione di Medicina generale di coloro che sono già stati dichiarati idonei in precedenti concorsi, senza borsa di studio. “Un’offerta formativa questa - ha concluso l’assessore - che aumenterà il numero dei partecipanti al corso di circa 150-170 unità, che si aggiungeranno alle 120 unità con borse di studio già definite per il corso 2019/2022 con finanziamento statale”. Un provvedimento analogo è stato adottato anche in altre regioni (Veneto e Toscana).

Quella di Grimaldi non è l'unica voce a opporsi al provvedimento. Sulle barricate c'è anche il presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli. Veemente la sua reazione: “A nessuno è consentito violare le norme di legge. Nel servizio sanitario nazionale i dirigenti medici devono possedere per legge il titolo di medici specialisti. Un uso così massiccio di medici non specialisti non può essere giustificato come provvedimento di emergenza. Ribadiamo che la formazione è strettamente correlata con la qualità delle prestazioni. L’unica via per trovare una soluzione che limiti la dequalificazione del sistema è coinvolgere i rappresentanti della professione, le università e le organizzazioni sindacali, per trovare insieme una strada che possa rispondere alla grave carenza dei medici specialisti”.


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