CUNEO - Una follia all'italiana: lascia un lavoro sicuro per aprire un canapa shop, ora rischia di chiudere

Ieri la sentenza della Cassazione che ha messo fuorilegge i derivati dalla canapa: 'Il mercato è quello giusto, purtroppo è il paese ad essere sbagliato'

Samuele Mattio 31/05/2019 12:42


Stanotte avevo paura che i carabinieri venissero a prendermi”. A parlare non è un efferato criminale o l’involontario autore di un reato, ma una commerciante che nello scorso ottobre ha aperto un canapa shop a Cuneo (‘I Canapè’ in Contrada Mondovì), e che stamane ha dovuto ritirare dagli espositori le infiorescenze e gli oli derivati dalla canapa, fuorilegge da ieri.

A stabilirlo è una stata una sentenza delle Sezioni Unite penali della Cassazione: commercializzare i prodotti derivati dalla cannabis light è diventato un reato. Il verdetto è stato emesso nel pomeriggio di ieri, giovedì 30 maggio: "Integrano il reato" previsto dal Testo unico sulle droghe (articolo 73, commi 1 e 4, dpr 309/1990) "le condotte di cessione, di vendita, e, in genere, la commercializzazione al pubblico, a qualsiasi titolo, dei prodotti derivati dalla coltivazione della cannabis sativa L, salvo che tali prodotti siano in concreto privi di efficacia drogante". Con la loro informazione provvisoria, alla quale nelle prossime settimane seguirà il deposito della sentenza con le motivazioni, i giudici della Corte affermano che la legge del 2016 "qualifica come lecita unicamente l'attività di coltivazione di canapa delle varietà iscritte nel catalogo comune delle specie di piante agricole”, la quale "elenca tassativamente i derivati dalla predetta coltivazione che possono essere commercializzati”.

Roberta Barale, 27 anni, ha lasciato un lavoro a tempo indeterminato come arredatrice da Sereno Mobili per inseguire il sogno di aprire un’attività in proprio con il suo compagno. La scelta è caduta su un canapa shop nel cuore del centro storico di Cuneo, in quella suggestiva via che qualche secolo fa era l’asse centrale del capoluogo della Granda. “Andava tutto bene, almeno fino a ieri - racconta l’imprenditrice -. Il mercato è quello giusto, purtroppo è il paese ad essere sbagliato”. Già. “Chi aveva autorizzato in questi anni l’apertura delle centinaia di negozi che smerciano quei prodotti?” si chiede stamane Massimo Gramellini sulle colonne del Corriere della Sera nel suo ‘Caffè’. La risposta è scontata: “Lo Stato”. E sempre lo Stato ha stabilito che vendere i derivati della cannabis light è reato. Una follia tutta italiana nella quale un’attività che fino a ieri era consentita oggi non lo è più e chi l’aveva aperta è costretto a chiudere. Il negozio di Roberta non vende solo infiorescenze e oli, ma è pacifico che questi rappresentino il ‘core business’ dell’attività: sarebbe come togliere il vino a una vineria o la carne a una macelleria, che fine potrebbe fare? “Mi prendo un mese per capire gli sviluppi, ma non c’è molto tempo - spiega la giovane -. I ricavi dei derivati alimentari non bastano per pagare affitto, tasse, Inps, commercialista”.  Ad oggi ci sono in Italia circa 3 mila negozi come ‘I Canapè’ che vendono prodotti derivati dalla cannabis, 2,5 mila nati negli ultimi 24 mesi che commerciano esclusivamente questo prodotti. A Cuneo ve ne sono altri due, mentre altri sono aperti in tutta la Granda. La decisione rischia di uccidere l’intera filiera sviluppatasi in questi tre anni, e avrà un impatto su almeno 10 mila persone che lavorano in questo settore.

Un altro paradosso è che la clientela non è composta da ‘sballati’, ma da gente intorno ai 35-40 anni con problemi di ansia e stress. Il cannabinoide CBD ha dimostrato di essere particolarmente efficace nel trattamento contro la schizofrenia, il disturbo d'ansia sociale e la depressione, oltre a contrastare molti altri sintomi psicotici. Questo senza che chi lo assume sia costretto a subire gli effetti collaterali.

“Alcuni si presentano addirittura con la ricetta medica”. Già, perché chi cerca lo ‘sballo’ ha bisogno del THC, il cannabinoide più conosciuto e il principio attivo a cui sono associati gli effetti psicoattivi e causa dell'illegalità della Cannabis in molti Paesi. Chi cerca questo deve rivolgersi da un’altra parte.

La sensazione a caldo è che le forze di Governo non abbiano alcuna intenzione di risolvere la situazione con un intervento legislativo. I maggiorenti della Lega hanno già manifestato la loro soddisfazione per una sentenza che di fatto tarpa le ali a quei giovani che dimostrando capacità imprenditoriali avevano fiutato un mercato redditizio, scrollandosi di dosso l’etichetta di ‘bamboccioni’ appioppatagli non molto tempo fa dall'ex ministro Padoa Schioppa. Oltre ai giovani volenterosi la nuova fase del proibizionismo all’italiana colpisce i malati e chi cerca un po’ di sollievo dallo stress quotidiano spalmandosi un po’ d’olio sui muscoli.

Sarà anche questa volta “Colpa dell’Europa”?

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