Questa volta l’obiettivo non è mettere un tacun sul vecchio stadio, ma ripensarlo, in prospettiva, per il prossimo mezzo secolo. Lo dice chiaro l’assessore cuneese allo Sport Valter Fantino, presentando in commissione il progetto finanziato con il bando Sport e salute insieme al progettista, l’ingegner Fabrizio Saglietto, al dirigente comunale dei Lavori pubblici Walter Giuseppe Martinetto e alla funzionaria del settore Politiche giovanili e tempo libero Manuela Dutto. Il modello a cui Cuneo ha guardato è la riqualificazione dello stadio Druso di Bolzano: un impianto che ha la stessa età dell’allora stadio Monviso (quello bolzanino fu inaugurato nel 1930, quello cuneese nel 1935), che è inserito anch’esso in un contesto urbano e che fa i conti con una realtà calcistica paragonabile, fino ad anni recenti, a quella del capoluogo subalpino. La differenza, non da poco, è nell’entità dell’investimento: a Bolzano, per permettere al Südtirol di disputare prima il campionato di C e poi la Serie B, sono stati spesi 20 milioni. Sedici li ha messi la Provincia autonoma, due la Regione e due il Comune. A Cuneo si farà fuoco con la legna che c’è, ovvero il milione e mezzo ottenuto dal bando ministeriale. Un risultato per nulla scontato, anche perché è stato ottenuto l’importo massimo: “Tra i capoluoghi di provincia - spiega Fantino - solo Cuneo e Isernia si sono assicurati il milione e mezzo, in Piemonte la nostra è stata l’aggiudicazione più significativa”. Al Druso si è scelto di radere al suolo una delle due tribune e ricostruire l’altra. Al Paschiero si interverrà solo su una tribuna, quella affacciata su via Matteotti, in modo da non dover chiudere lo stadio per lavori. In questo modo, dice l’assessore, “avremo almeno una manica funzionale al 100% per i prossimi cinquanta o sessant’anni”. Nella nuova Matteotti 550 posti Il progetto prevede quattro spogliatoi da 25 atleti ciascuno sui due lati, uno spogliatoio arbitri (diviso per sesso), un’infermeria, il locale antidoping, il locale stampa, il locale per la Questura e la palestra, richiesta dal bando, più due locali tecnici alle due estremità della manica. Lo spogliatoio è a livello terra, quindi non ci sono problemi di accesso per i disabili: si pensa alla possibilità di “personalizzarli” con i colori biancorossi e biancoblu, quelli del Cuneo e della Freedom. “Abbiamo curato anche l’aspetto architettonico” spiega l’ingegner Saglietto: era stato richiesto di mantenere il muro storico esterno che verrà poi ristrutturato, assicurando al contempo una copertura per 550 posti a sedere e 12 posti per i disabili, con ascensore. L’irrigazione del campo si fa con l’acqua piovana L’innovazione principale è data dalla struttura in lamiere microforate e ondulate che permetterà, qualora ce ne fosse bisogno, di aumentare la capienza inserendo due tribune ai lati da 600 posti complessivi. Riscaldamento ed energia seguono i dettami della sostenibilità: l’acqua calda delle docce sarà assicurata con il solare termico, il riscaldamento da una serie di convettori ad aria calda (fan coil) alimentati da elettricità fotovoltaica. In periodo di freddi, il teleriscaldamento può sopperire ad eventuali carenze. C’è anche un impianto per il riutilizzo dell’acqua piovana che arriva sul tetto della tribuna: verrà raccolta in quattro serbatoi da 39 metri cubi che serviranno ad irrigare il campo. Stadio omologato per la C? No, manca l’illuminazione Sono tramontati i tempi del “fantaprogetto” di Marco Santarelli (lo stadio vagheggiato prima del fallimento del vecchio Cuneo, per chi non lo ricordasse) e le reazioni dei consiglieri sono tutte positive. Beppe Lauria (Indipendenza!) plaude alla competenza del progettista e chiede lumi, in particolare, sulla possibilità di dotare la palestra di un accesso diretto agli spogliatoi: “È un’utile osservazione da tenere in conto” risponde Martinetto. La sostenibilità piace a Claudio Bongiovanni (Cuneo Mia) che domanda se sia possibile intervenire anche sull’impianto di illuminazione. No, replica Fantino, per quello serviranno altri fondi: almeno un mezzo milione di euro. È un ostacolo insormontabile, stanti le assurde regole imposte dalla Figc, all’omologazione dello stadio per la Serie C: ne sa qualcosa il Bra che infatti è stato costretto a trasferirsi a Sestri Levante, a 200 chilometri da casa. La palestra è aperta anche alle scuole, ma… Altra questione è relativa alla palestra: “Quella è una zona di scuole superiori e la palestra del nuovo Grandis non sarà sufficiente: è importante che ci sia una palestra ‘ad hoc’ e che sia fruibile dall’esterno” fa notare Sara Manassero (Partito Democratico). La palestra ipotizzata nello stadio sarà di 146 metri quadri, con la possibilità di recuperare alcuni spazi sul locale concesso alla forza pubblica. Sarà fruibile dalle scuole ma, avverte il dirigente comunale, impostata con una logica diversa rispetto alla “classica” palestra scolastica, essendo concepita come palestra di allenamento e potenziamento per il calcio. I lavori dopo la metà del 2026, Roma permettendo Lo stadio potrà ospitare anche eventi pubblici, per esempio concerti, assicurando la possibilità di bypassare la zona di separazione tra pubblico e atleti attraverso i due corridoi verso il prato. Il tema della mobilità è a livello progettuale ma la realizzazione è incerta: “La parte degli ingressi dei pullman è già progettata, bisogna vedere se riusciremo a realizzarla in questa partita abbastanza corposa” assicura Fantino, sul punto, a Paolo Armellini (Indipendenti). Dal quale arriva la richiesta di sancire, anche dal punto di vista formale, il definitivo accantonamento della “cittadella dello sport” a San Rocco menzionato nel Prg. L’ultimo dubbio riguarda i tempi. Dalla momento della firma a Roma decorreranno 120 giorni per presentare il progetto definitivo e bandire la gara. Fantino su questo non può sbilanciarsi: “Confido di cominciare nella seconda parte del 2026, molto dipenderà dal ministero”.