CUNEO - Villa Invernizzi sempre più nel degrado. La sinistra accusa la giunta: “Volete vederla crollare”

L’edificio in stile Liberty, ex sede del comando partigiano, è stata oggetto negli anni di furti e raid vandalici. Il Comune risponde: “Non possiamo fare manutenzione”

Andrea Cascioli 10/04/2023 18:36

Dopo palazzo Chiodo, è il turno di villa Invernizzi. L’uno e l’altra rappresentano in effetti le ferite più sanguinose in tema di abbandono del patrimonio storico cuneese.
 
Sede del comando partigiano negli anni del conflitto (da quelle stanze, all’epoca abitate dall’imprenditore antifascista Amilcare Invernizzi, partì l’ordine per l’insurrezione generale di Cuneo nell’aprile 1945), il villino all’angolo di via Ettore Rosa è sottoposto dal 2011 a vincolo di tutela da parte della Soprintendenza. Al di là del valore storico, presenta elementi architettonici e artistici di pregio (ve li avevamo mostrati due anni fa in un video) che tuttavia hanno dovuto subire in anni recenti furti e vandalismi, a parte gli oltraggi del tempo. Nel 2015 alcuni intrusi erano penetrati nei locali spaccando vetri e suppellettili, lo scorso giugno invece i ladri hanno preso di mira un portabandiera in ferro battuto sulla facciata, risalente al 1915.
 
In mezzo c’è stata un’altra delle interpellanze sul tema, che ormai si susseguono con cadenza periodica ma senza risultato. L’allora assessore al Patrimonio Paola Olivero rispose che si sarebbe manifestata alla Soprintendenza delle Belle Arti la volontà di procedere a una ristrutturazione, pur limitata “a una parte della villa”. Era il gennaio del 2021. Stavolta è toccato al collega di giunta Alessandro Spedale, subentrato per delega, rispondere a una nuova sollecitazione da parte del consigliere Ugo Sturlese di Cuneo per i Beni Comuni. È cambiato solo il livello di degrado, inevitabilmente peggiore: “È caduto un pezzo di comignolo - ha riepilogato il consigliere - ed è stato ‘impacchettato’ perché non ci sono soldi per rifarlo. Ci sono anche buchi nel tetto. Si ha un po’ l’impressione che se la villa crollasse ciò non dispiacerebbe alle amministrazioni succedutesi, perché è indubbio che il vincolo ha posto una situazione nuova dal punto di vista urbanistico”.
 
Malignità a parte, è indubbio che qualche ingranaggio si sia fermato, perché il vincolo architettonico ha fermato l’abbattimento del villino e costretto a rivedere i programmi per l’area ex F5, alle spalle del nuovo parco Parri. “In passato - ha ricordato ancora Sturlese - erano state date risposte evasive sulla ‘proprietà fittizia’ perché il Comune è proprietario di oltre il 98% della villa, mentre il restante 1% è del più grande costruttore cuneese” ovvero Osvaldo Arnaudo, noto come il Marmurin, l’immobiliarista proprietario della Porta Rossa spa.
 
“Non vogliamo assolutamente che la villa crolli: nessuno in giunta ‘tifa’ perché ciò accada, anche perché ne saremmo responsabili” ha subito precisato Spedale nella sua risposta. Il punto è che il vincolo, per paradosso, lega le mani all’amministrazione cittadina: “Non possiamo nemmeno fare la più piccola manutenzione: ogni manutenzione su questo edificio, piccola o grande, dev’essere concordata in tutto e per tutto con la Soprintendenza. Senza l’ok non possiamo muoverci nemmeno per gli interventi ‘urgenti’”. La speranza, dunque, è che quell’ok arrivi prima più in fretta dello sfacelo definitivo.

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