CUNEO - Voucher Vesta, la solita storia: bonus a chi ne ha più bisogno? No, a chi ha una connessione più rapida

Fondi esauriti e domande chiuse dopo poco più di venti minuti nel "click day" per il buono regionale destinato alle famiglie con figli minori di 6 anni

Andrea Dalmasso 20/09/2025 07:45

Ieri sera allo scoccare della mezzanotte migliaia di famiglie piemontesi si sono collegate al sito vestapiemonte.it per compilare la domanda per il voucher Vesta, il buono regionale destinato alle famiglie con figli da 0 a 6 anni che metteva a disposizione bonus da 800, 1.000 e 1.200 euro, a seconda dell’Isee, per le spese legate a educazione, attività sportive e di socializzazione dei bambini. Al di là dell’opportunità di aprire alle domande a mezzanotte e un minuto (davvero non c'era un orario più alla portata delle famiglie?), è proprio la stessa modalità del “click day” ad essersi rivelata (per l’ennesima volta) inopportuna e iniqua. In sostanza: il bonus andrà non a chi ne ha più bisogno, ma a chi dispone di una connessione internet più veloce. Al momento dell’avvio delle richieste, infatti, si è formata una “coda virtuale” con tempi di attesa anche fino a un’ora, in cui i posti migliori sono andati, per l'appunto, a chi disponeva di una connessione più rapida. Chi ha deciso di non demordere e si è pazientemente messo ad aspettare il proprio turno è stato beffato dopo poco più di venti minuti, quando sul portale è comparsa la seguente indicazione: “È già stato presentato un numero di domande pari a quelle finanziabili con il budget disponibile di 10 milioni di euro”. Tradotto: soldi esauriti, domande chiuse, ripresentarsi al prossimo appello (una nuova finestra per le richieste è prevista nel 2026. Se le limitate risorse economiche sono un paletto con il quale si deve obbligatoriamente fare i conti, non è invece accettabile che il criterio principale per la distribuzione dei fondi sia la possibilità di accedere più rapidamente al portale online, quella che ha permesso a chi è riuscito a presentare la domanda di ottenere un posto più favorevole in coda. Insomma, quella ieri sera è stata una conferma di quanto già emerso più e più volte in passato in occasioni simili: quella del “click day” non è una procedura equa, non è una modalità di erogare servizi degna di un Paese civile, bensì una corsa a ostacoli che ha l’unico inevitabile effetto di generare una competizione tra poveri in cui a prevalere non è chi ne ha più necessità. In poche parole, un sistema da rivedere.

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