CUNEO - Yvan Sagnet, il 'cavaliere nero' che lotta contro la GDO

L'incontro ieri sera a Cuneo. L'attivista 'NO Cap' ha trovato una delle cause del caporalato nelle multinazionali che stabiliscono i prezzi del mercato agricolo

Samuele Mattio 12/10/2017 09:59


“Il modello di sviluppo della grande distribuzione organizzata è insostenibile, finché saranno le grandi catene a decidere i prezzi dei prodotti agricoli saranno spinti a sfruttare la manodopera a basso costo”. A parlare è Yvan Sagnet, 32 enne camerunense chiamato, ieri sera, dall'associazione culturale Liberavoce per parlare delle relazioni tra immigrazione e caporalato. L'ospite della sala CDT, in largo Barale, è stato uno dei portavoce nello sciopero alla Masseria Boncuri, in Puglia, la ribellione dei lavoratori della frutta contro i caporali e gli imprenditori agricoli che diede la spinta decisiva per l'introduzione del reato di caporalato. La serata ha avuto il patrocinio del Comune di Cuneo.

Un rivoluzionario, Sagnet, che, in un monologo di circa un'ora ha dato una lettura lucida della (pessima) situazione del mercato agricolo in Italia, in particolare al sud: “In questo paese ho scoperto delle realtà nascoste che non avevo mai visto in Africa, uno shock per me che ho sempre avuto il sogno italiano”. Sagnet, che oramai è un impegnato attivista in qualità presidente dell'associazione NO Cap, ha raccontato della sua esperienza con i caporali, quando cercava di mantenersi gli studi raccogliendo la frutta e dello sciopero ad oltranza di Nardò, lanciando anche una frecciata ai sindacati “C'è una crisi per quanto riguarda la rappresentanza del lavoro. Quando la Cgil ci portava ai tavoli in Regione non si risolveva nulla, mentre tornando a fare sciopero ad oltranza siamo passati dal 3% di contratti regolari al 70%.”.

Sagnet è stato insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica italiana, ma il suo spirito critico è rimasto forte, lo sciopero pugliese è solo un ricordo da raccontare e il camerunense ha un nuovo nemico: la grande distribuzione organizzata. “Lo scopo del mio impegno è sensibilizzare i consumatori, quando facciamo la spesa dobbiamo farci delle domande: dei prodotti che finiscono sulle nostre tavole, 4 su 5 sono in odore di sfruttamento”. L’attivista di ‘No Cap’ ha le idee chiare: “I sistemi alternativi alla GDO, come il commercio Equosolidale sono rimasti di nicchia e rappresentano l’1% del mercato – spiega Sagnet – È necessario ideare una filiera alternativa, che premi le aziende che non sfruttano i lavoratori”. I dati sciorinati hanno fatto riflettere i cuneesi presenti: “Circa il 40% dei prodotti agricoli viene dall’estero, il 60% dei pomodori viene importato dalla Cina. Il 70% del grano delle multinazionali viene importato dall’estero, una situazione non sostenibile”.  Sagnet ha poi citato Paola Clemente, la bracciante pugliese morta sui campi di lavoro in condizioni di schiavitù; spiegando che il fenomeno del caporalato non riguarda solo i migranti, ma anche molti italiani. 

A Cuneo è passato un rivoluzionario che, in un passaggio del suo discorso, ha evocato addirittura la lotta di classe “A farla non sono più i lavoratori, ma il capitale. I padroni non hanno mai smesso”. L'afffermazione anacronistica di Sagnet, più che scaldare i presenti in sala, li ha fatti sorridere, ma il ragazzo ha stoffa: ne sentiremo parlare.
 

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