FOSSANO - Giuristi e intellettuali chiedono la revoca del 41bis per Alfredo Cospito

L’anarchico condannato per le bombe alla caserma dei carabinieri di Fossano “è a un passo dalla morte”, si legge nell’appello. Da 80 giorni è in sciopero della fame

Andrea Cascioli 08/01/2023 16:06

“Un gesto di umanità e coraggio”, come la revoca del 41 bis, a Alfredo Cospito che “è a un passo dalla morte nel carcere di Bancali a Sassari all’esito di uno sciopero della fame che dura, ormai, da 80 giorni”.
 
È quanto chiede al ministro della Giustizia e al governo l’appello sottoscritto da una quarantina tra giuristi e intellettuali. Tra loro l’ex presidente della Corte costituzionale Giovanni Maria Flick, l’attore, musicista e scrittore Moni Ovadia, il filosofo Massimo Cacciari, il fondatore di Libera don Luigi Ciotti, l’ex pm di Mani Pulite Gherardo Colombo, attualmente presidente della Garzanti Libri, il missionario comboniano padre Alex Zanotelli.
 
Alfredo Cospito, classe 1967, è stato il principale esponente della Federazione Anarchica Informale e responsabile nei primi anni Duemila di una scia di attentati nel nord ovest d’Italia. Il più eclatante fu la gambizzazione del manager di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi, avvenuta a Genova nel 2012. Insieme alla compagna Anna Beniamino è stato condannato in tutti i gradi di giudizio per aver piazzato i due ordigni che nella notte tra il 2 e il 3 giugno 2006 esplosero di fronte alla caserma “Dalla Chiesa” di Fossano, all’epoca sede della scuola allievi carabinieri. Secondo i periti quelle bombe - che pure non provocarono morti né feriti - avrebbero potuto uccidere, a differenza di altre riconducibili allo stesso nucleo. Nell’ottobre scorso la Cassazione ha riqualificato il reato come strage con movente politico: Cospito e Beniamino ora rischiano un aggravio di pena che potrebbe arrivare all’ergastolo.
 
I giudici d’appello di Torino, chiamati a formulare una nuova sentenza, hanno sollevato una questione di costituzionalità davanti alla Consulta: nell’ordinanza sostengono che quello contestato sia un fatto di “lieve entità” e che ricorrano quindi i presupposti per la concessione delle attenuanti generiche. In attesa del responso la difesa dell’anarchico condannato ha presentato un ricorso contro l’ordinanza con cui il Tribunale di Sorveglianza di Roma ha confermato la detenzione in regime di 41 bis. Cospito, rinchiuso in carcere da dieci anni, si trova al momento nel penitenziario di Sassari, dove prosegue il suo sciopero della fame.
 
Il regime del cosiddetto “carcere duro” prevede che i detenuti vengano rinchiusi in istituti dedicati a loro, o in sezioni separate. Le celle sono singole e molto piccole, con un letto, un tavolo e una sedia inchiodata a terra. L’isolamento è pressoché totale: è permesso un solo colloquio al mese dietro ad un vetro e tramite citofono. Niente telefonate nei primi 6 mesi di detenzione (ogni telefonata si sostituisce ad una visita). Ai reclusi è concessa un’ora di aria al giorno con altri due detenuti scelti dalla direzione, in un piccolo cortile interno con alti muri e coperto da una rete.

Notizie interessanti:

Vedi altro