PRIERO - A Priero l’inaugurazione del monumento per Julian Assange

“Un gesto di coraggio” commenta il portavoce italiano di Amnesty International. Il sindaco Ingaria: “Il nostro è un comune piccolo, ma la politica si fa sui territori”

Andrea Cascioli 02/10/2022 13:18

Una giornata per Julian Assange in provincia di Cuneo, prima con l’inaugurazione del monumento a lui dedicato a Priero e poi con il convegno organizzato da Amnesty International nel capoluogo.
 
Nel pomeriggio di ieri, sabato 1 ottobre, il sindaco Alessandro Ingaria ha presentato durante una cerimonia pubblica la stele di ferro e plexiglass alta sette metri che simboleggia “una vita sospesa per la verità”. Il monumento è eretto sulla rotatoria della strada provinciale 55 che conduce al piccolo centro del Cebano. All’inaugurazione erano presenti Stefania Maurizi, giornalista investigativa del Fatto Quotidiano e collaboratrice di WikiLeaks in Italia, Renzo David di Amnesty International Cuneo, l’attivista del collettivo “Free Assange Italia” Alessia Pesando e i due artisti che hanno realizzato l’opera, Maurizio Cont e Gianmarco Serra.
 
A Cuneo, in serata, si è tenuto il convegno in collegamento con Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. Stefania Maurizi ha ripercorso la vicenda giudiziaria per cui il 50enne australiano rischia ora fino 175 anni di carcere se venisse estradato e condannato negli Stati Uniti. Il giornalista e attivista, noto per aver fondato il network WikiLeaks nel 2006, è detenuto dall’11 aprile 2019 a Belmarsh, nel Regno Unito, dopo un primo arresto nel 2010 per accuse di violenze sessuali poi rivelatesi false. In seguito a questa vicenda Assange si era rifugiato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra trascorrendovi i successivi sette anni. Al momento è in attesa di una pronuncia definitiva delle autorità britanniche sulle accuse di cospirazione e spionaggio formulate dagli Stati Uniti d’America. Ad Assange e al suo network si imputa di avere diffuso 500mila documenti segreti sulle attività militari in Afghanistan e Iraq. Tra i file più noti, il video che documentò l’assassinio di almeno dodici civili iracheni - compresi due corrispondenti della Reuters - nel corso di un attacco avvenuto il 12 luglio 2007, quando due elicotteri Apache statunitensi entrarono in azione dopo aver confuso la videocamera dei giornalisti con un’arma. La divulgazione di 300mila files relativi alla guerra in Iraq ha rivelato anche la morte di oltre 15mila civili in circostanze sconosciute e numerosi casi di torture da parte di militari iracheni, ignorati dall’esercito statunitense.
 
“Assange oggi è un uomo distrutto” dice la giornalista Maurizi, che ha cominciato a lavorare con il network di WikiLeaks da quando si occupava di inchieste per L’Espresso: nel luglio 2009, grazie ai file ottenuti dagli attivisti, aveva portato alla luce lo scandalo delle presunte minacce ricevute - ma non confermate - dall’allora assessore regionale campano Walter Ganapini. Durante una conversazione privata, Ganapini avrebbe raccontato di essere stato aggredito e poi speronato in autostrada nei giorni più caldi della crisi dei rifiuti di Napoli. In altri file pubblicati da WikiLeaks, invece, si citavano report confidenziali dell’allora ambasciatore americano Mel Sembler relativi alla possibile opposizione del presidente Ciampi alla guerra in Iraq: Ciampi, si legge nei cablo dell’ambasciata, sarebbe stato sul punto di sollevare dubbi sulla legittimità costituzionale del dispiegamento della 173esima brigata aviotrasportata da Vicenza. Il governo Berlusconi aveva lavorato insieme agli americani sulle contromisure per evitare che “il più grande spostamento di truppe da combattimento per via aerea dalla seconda guerra mondiale” venisse bloccato: “Il governo Berlusconi ha portato un Paese che chiaramente si opponeva alla guerra il più vicino possibile allo status di Paese belligerante” annotava l’ambasciata.
 
Il portavoce italiano di Amnesty International ha ringraziato il sindaco di Priero per il gesto di solidarietà con il giornalista detenuto: “Eleanor Roosevelt diceva che la difesa dei diritti umani nasce dai piccoli luoghi e quello che ha fatto oggi Priero per Julian Assange è un gesto di coraggio”. Ingaria dal canto suo ha spiegato come l’iniziativa sia nata dal dialogo con gli autori dell’opera, frustrati perché non riuscivano a trovare nessun comune disposto ad ospitarla: “Il nostro è un comune piccolo, uno degli ottomila comuni italiani: perché lo facciamo? Perché la politica si fa sui territori, non è il fatto di realizzarlo su un comune da 500 o da 500mila abitanti che cambia le cose”.

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