CLAVESANA - Clavesana dice no: “Nessun deposito di rifiuti nella terra del vino e della nocciola”

L’azienda Cement vorrebbe stoccarne 200mila tonnellate all’anno: “Significa far passare 10mila camion” ribatte il comitato del no, con cui si schiera anche Chris Bangle

Redazione 04/11/2023 14:25

Sono già in centinaia a dire no al progetto dell’azienda Cement srl per impiantare un deposito di rifiuti a Clavesana. L’impianto dovrebbe sorgere lungo la fondovalle, in un’area al confine con i comuni di Carrù e Farigliano, vicina al territorio di Piozzo.
 
Contro questa eventualità si è costituito da due settimane un comitato di cui fanno parte la direttrice di Slow Food Italia Serena Milano e anche il designer americano Chris Bangle, il “papà” delle panchine giganti delle Langhe, che a Clavesana vive ormai da quattordici anni: “Un’iniziativa imprenditoriale che semplicemente è sbagliato fare qui, in una cittadina che giustamente è fiera di essere la patria del Dolcetto” ribadisce insieme a centinaia di concittadini e alla stessa amministrazione.
 
L’impianto per il quale è stato intrapreso l’iter autorizzativo dovrebbe avere capacità massima di circa 200 mila tonnellate di rifiuti l’anno. Calcolando una media di 20 tonnellate per camion, fanno notare dal comitato, sono potenzialmente 10.000 camion all’anno: i rifiuti pericolosi saranno stoccati in un capannone di 2000 metri quadrati, alto 11 metri. Gli altri saranno sistemati sotto due tettoie (altri 1500 metri quadrati) aperte sui lati e all’aria. Tra le oltre cento categorie per cui è stata chiesta l’autorizzazione allo stoccaggio ci sono rifiuti contenti sostanze pericolose come amianto, piombo, nichel-cadmio, mercurio, oltre a gas in contenitori a pressione, liquidi antigelo, fanghi e residui di filtrazione, pitture e vernici di scarto.
 
“Un territorio nelle Langhe, noto per la produzione di vino, carne di razza piemontese, nocciole, per il Tanaro e i suoi calanchi, rischia di diventare celebre per lo stoccaggio di rifiuti pericolosi” denunciano gli oppositori del progetto, sottolineando peraltro come la frequenza di incidenti in stoccaggi, depositi e discariche sia molto elevata: “Gli incendi di questo genere scoppiati tra il 2017 e il 2019 vanno dai 50 ai 112 l’anno, la maggioranza si è verificata nel Nord Italia”. A pochi metri dal sito scelto per il deposito rifiuti, si fa notare, si trovano due aziende alimentari (la pasticceria Martini e il salumificio Chiapella, che produce anche salumi bio) e, nel raggio di un paio di km, alcune rinomate eccellenze del settore alimentare italiano: il birrificio agricolo artigianale Baladin con relativi appezzamenti coltivati a luppolo e l’azienda casearia Beppino Occelli.
 
Gestire uno stoccaggio di questo tipo richiede un monitoraggio costante da parte dell’amministrazione comunale: ma Clavesana è un comune di piccole dimensioni e non ha gli strumenti per svolgere questo ruolo, lamentano i “no discarica”. In paese un progetto di questo genere era già stato avanzato nel 1991, quando un’azienda privata aveva tentato di realizzare una discarica di rifiuti speciali nel medesimo sito. Allora, a seguito alla mobilitazione popolare e alla valutazione dei dati tecnici (sulla presenza di acque nel sottosuolo e sulla vocazione del territorio) la Regione Piemonte aveva negato l’autorizzazione. La lettera del comune per ringraziare chi si era impegnato in questa battaglia si concludeva così: “A seguito di questa vicenda, un chiaro monito deve arrivare alle amministrazioni e alle popolazioni affinché l’esperienza che ha vissuto Clavesana non si ripeta, a Clavesana e negli altri Comuni”.

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