MONDOVÌ - Il dottore di Mondovì che va controcorrente: “No alla Tachipirina per curare il Covid”

Sergio Brancatello, medico dell'Emergenza 118, è un alfiere delle cure domiciliari: “Se tutti facessero come me ora saremmo liberi da questa piaga”

Sergio Brancatello

s.m. 26/08/2021 16:48

 
Un messaggio che sta circolando in queste ore su whatsapp riaccende i riflettori su Sergio Brancatello, medico di emergenza 118 con ambulatorio privato a Mondovì. Il dottore era già salito alla ribalta delle cronache locali qualche mese fa perché fervente sostenitore delle cure domiciliari per i pazienti Covid. Anche in questa occasione va controcorrente e si scaglia contro l’uso della del paracetamolo per chi è affetto da Covid: “La Tachipirina è assolutamente controindicata nella malattia perché fa scendere la febbre mascherando i sintomi. Allo stesso tempo non ha l’effetto antinfiammatorio dei cosiddetti FANS (ibuprofene, acido acetilsalicilico, ketoprofene, nimesulide), perché il paracetamolo riduce il glutatione favorendo l’aumento dello stato infiammatorio e la tempesta citochinica”. “Non lo sostengo io - aggiunge il medico, raggiunto telefonicamente dalla nostra redazione -, ma esperti che hanno un indice di credibilità altissimo”.
 
Il dottor Brancatello fa parte dell’associazione Ippocrate.org, una rete internazionale di teleassistenza medica che opera soprattutto sul territorio italiano. Come funziona? Chi si mette in contatto con il sodalizio viene preso in carico nel giro di 24 ore da un medico che dopo averlo raggiunto telefonicamente invia una scheda da compilare, esegue l’anamnesi a distanza e dispensa le cure. “Soltanto per quanto mi riguarda - spiega - siamo a circa 2 mila pazienti e sono tutti guariti senza bisogno di ricovero. Se le richieste sono sul territorio mi sposto a mie spese, ma ho pazienti da Francia, Svizzera, Grecia, Portogallo, Inghilterra e persino in Texas. Ogni giorno ne arrivano di nuovi, quando guariscono si stupiscono perché non voglio essere pagato, ma io faccio soltanto il mio lavoro”. 
 
Brancatello è convinto che “se si fosse attuata da subito questa metodica su tutto il territorio nazionale, adesso saremmo liberi da questa piaga che ha privato della vita 115.000 italiani. Le nostre armi sono: azitromicina, ibuprofene, idrossiclorochina, eparina, deltacortene, ivermectina, vitamina D e C, lattoferrina, quercitina, ossigeno le cui dosi vengono personalizzate in base alle patologie pregresse, ai farmaci che assume già il paziente e all’intera sua storia clinica”.
 
E il vaccino? “Ho tantissimi vaccinati in doppia dose positivi, il che spiega che non serve per quanto riguarda la circolazione del contagio”. La chiosa finale è sui provvedimenti che potrebbero essere presi nei suoi confronti per il mancato rispetto dei protocolli ministeriali: “Nelle ultime settimane ho ricevuto delle lettere dall’ufficio territoriale dell’Asl, ma io non sono un loro dipendente. Semmai sarà l’Ordine dei Medici a dover decidere, io ho la coscienza a posto. Mi mancano tre anni alla pensione e credo di essermela meritata tutta: lavoro 24 ore al giorno e rispondo ai miei pazienti a qualsiasi ora del giorno e della notte”.
 
 
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