MONDOVÌ - Mondovì e il problema sicurezza, interviene il centrosinistra: “Il Daspo urbano? Qui non serve”

Dubbi anche sull’intensificazione della videosorveglianza: “Può spostare più in là disagio e reati, ma contro la microcriminalità occorre un ambiente inclusivo”

Redazione 08/04/2024 15:20

Il Daspo urbano non serve a Mondovì: “È misura complessa ed eccessiva, pensata per contesti ben diversi dal nostro”, e che oltretutto ha l’effetto di creare una “divisione del territorio comunale in aree a diversa tolleranza”.
 
A ribadirlo è l’opposizione di centrosinistra, rappresentata da Partito Democratico, Lista Ferreri e Mondovì Coraggiosa. Come già si era osservato dai banchi della minoranza, quando la questione era stata oggetto di dibattito in Consiglio comunale. “In maniera analoga, - aggiungono gli esponenti delle tre liste - l’intensificazione della videosorveglianza può servire a spostare più in là i comportamenti di disagio o di reato, ma non risolve in alcun modo i problemi di cui quei comportamenti sono la manifestazione”. Una replica indiretta al sindaco Robaldo, che non più tardi di due settimane fa aveva invece rivendicato la scelta di introdurre il Daspo urbano e l’investimento di oltre 300mila euro per la videosorveglianza in città.
 
Cosa servirebbe davvero per contrastare microcriminalità e disagio? “L’unica risorsa davvero efficace - affermano i gruppi di centrosinistra - è la presenza. Occorre ‘esserci’, prendersi cura delle marginalità da cui derivano i problemi che, quando è troppo tardi, sfociano in violenza e crimine. La comunità deve essere coinvolta per creare un ambiente sicuro e inclusivo”. Si pensa in particolare all’attività dei servizi sociali e dell’Asl, con un’attenzione particolare al disagio giovanile: “Sentiamo la mancanza, per esempio, di un centro cittadino permanente per l’animazione pomeridiana delle fasce in età scolare, con sostegno allo studio, alla famiglia, interventi educativi sui temi della socialità, delle dipendenze, del lavoro, affidato ad operatori ed educatori professionali”.
 
Anche i cittadini possono fare la loro, certo. “Mondovì, infatti, ha una lunga tradizione di solidarietà e di un proficuo ‘occuparsi’ di sé stessa” ricordano Pd e alleati civici. Due esempi per tutti: la Cittadella della Carità di Breo, che offre pasti e alloggio a chi ne ha bisogno. E il Caffè Sociale della Stazione, gestito dalla cooperativa sociale “Franco Centro”, che “proprio prendendosi cura di un’area critica e problematica l’ha restituita, viva e vivace, all’intera comunità”.
 
“In conclusione - prosegue la nota - bene ogni iniziativa comune che ponga sotto la lente dell’azione sociale e politica i problemi della nostra comunità, della convivenza e della sicurezza, fuori da qualunque logica di rimozione. Suggeriamo, in via pratica, di metterci innanzitutto in ascolto degli operatori che lavorano attorno al disagio, attraverso gli enti preposti e le tante associazioni di volontariato sociale, in una giornata dedicata a definire quali siano le questioni relative al benessere della vita comune della nostra città. Conoscere è il primo passo necessario per affrontare i problemi”.

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