Riceviamo e pubblichiamo
Ho passato lo scorso 25 aprile sull’isola di Ventotene. Come sempre, il dibattito non si è placato, anzi, si è acuito, raggiungendo livelli di estrema contrapposizione. Fra tanta gente, ero l’unico esponente di un partito di centro-destra. Dalle solite, imbarazzanti e poco fantasiose accuse di fascismo, all’accusa, rivolta al governo, di aver proclamato il lutto nazionale di cinque giorni per censurare i festeggiamenti.
E non solo: ho trovato davvero fuori luogo le pesanti critiche rivolte al ministro Musumeci. Considerando il contesto attuale, in seguito alla morte del Santo Padre, la tanto strumentalizzata “sobrietà” era d’obbligo, in un paese che possa definirsi “civile”. Spero che un giorno, malgrado le notevoli divergenze politiche e partitiche che caratterizzano il nostro popolo, si potrà essere pacifici e concordi almeno in una tanto importante occasione di (doverosa) unità nazionale.
Dovremmo essere uniti specialmente in un giorno come questo, nel quale la mia comunità politica celebra la memoria di un giovane come me, Sergio Ramelli, morto per un ideale, per il quale immolò la sua stessa vita.
Giovanni Caligaris
Gioventù Nazionale Saluzzo