SALUZZO - ‘Le piccole imprese agricole non hanno bisogno di voucher per assumere studenti e cassintegrati’

Flai Cgil accusa: ‘Coldiretti, Confagricoltura e Cia vogliono solo fare in modo che le aziende con centinaia di addetti non applichino il contratto nazionale di lavoro’

Redazione 15/04/2020 17:07

 
Più passa il tempo più la questione lavorativa nelle campagne cuneesi si fa scottante, specie là dove la stagione della raccolta è già cominciata o si avvia a farlo. È di queste ore la presa di posizione di organizzazioni e istituzioni del distretto della frutta saluzzese, con una lettera collettiva firmata anche dai sindaci di Costigliole Saluzzo, Lagnasco, Saluzzo e Verzuolo con la quale si chiede al presidente della Regione Alberto Cirio e all’assessore all’agricoltura Marco Protopapa di provvedere ad assicurare “modi agili di reperimento e assunzione di manodopera locale (cassintegrati, disoccupati, percettori reddito di cittadinanza, studenti, pensionati attivi ecc.), per garantire la effettiva disponibilità di forza lavoro nella campagna 2020, anche attraverso una radicale semplificazione del voucher agricolo”.
 
Una presa di posizione che di certo piace alle aziende ma che trova la ferma opposizione dei sindacati. Lo afferma nero su bianco la Flai Cgil con un duro comunicato teso da un lato a smentire l’utilità di questo strumento le piccole imprese - un tasto su cui ha battuto parecchio la controparte - e dall’altro a denunciare rischi e abusi connessi all’eventuale allargamento dell’impiego dei voucher.
 
“Pensiamo sia necessario fare un po’ di chiarezza” esordiscono i rappresentanti dei lavoratori: “Già oggi i voucher in agricoltura possono essere utilizzati da parte delle piccole imprese per assumere studenti, pensionati, lavoratori in cassa integrazione, già oggi è possibile assumere i disoccupati! È possibile dunque assumere disoccupati che percepiscono la NASPI (indennità di disoccupazione)? Sì, è sufficiente sospendere la NASPI per il periodo in cui si viene assunti e riattivarla a fine contratto di lavoro”.
 
La vera posta in gioco però sarebbe ben diversa, e su questo la Cgil non si fa remore a indicare ‘nomi e cognomi’, per dirla con un’espressione in voga: “Cosa vogliono veramente Coldiretti, Confagricoltura e CIA? Vogliono fare in modo che tutte le imprese possano utilizzare i voucher, anche quelle che impiegano centinaia di addetti e non vogliono applicare il contratto nazionale di lavoro del settore agricolo”.
 
Un’ora pagata a voucher, sottolinea il sindacato, vale per il lavoratore circa il 40% in meno rispetto a quanto garantito dal contratto nazionale. Non solo, ma “con il voucher un lavoratore non ha la malattia pagata, le ferie, il TFR, la tredicesima mensilità. I contributi previdenziali sono minimi e vengono versati nella gestione separata dell’Inps, praticamente inutilizzabili per costruirsi la pensione. Altra questione fondamentale per un lavoratore agricolo: chi lavora a voucher non ha diritto a richiedere la disoccupazione agricola al termine del periodo di lavoro. Ulteriore perdita di reddito!”.
 
C’è poi da mettere in conto il rischio di gravi abusi rispetto ai quali sarebbe la stessa Inail a lanciare l’allarme, sottolineando come spesso il voucher alimenti il lavoro nero e in molti casi si procede alla sua attivazione in coincidenza con l’infortunio del lavoratore e relativa denuncia. “C’è un problema legato alle procedure di assunzione dei lavoratori? E allora occupiamoci di quello” continua la nota, riprendendo la proposta di facilitare l’incontro domanda/offerta di lavoro attraverso una lista pubblica di collocamento e snellire le procedure di assunzione utilizzando gli strumenti tecnologici già disponibili.
 
“Negli ultimi anni il Saluzzese ha visto crescere le assunzioni regolari, si è lavorato per aumentare legalità e sicurezza. Bisogna proseguire su questa strada puntando sulla qualità dei prodotti coltivati e sul riconoscimento dei diritti di tutti coloro che partecipano alla filiera agricola” conclude la Flai Cgil, dedicando un’ultima annotazione a chi acquista tra gli scaffali del supermercato: “Noi consumatori dobbiamo ricordarci che il prezzo giusto è quello che garantisce e tutela il lavoro buono e dignitoso”.

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