SALUZZO - 'Saluzzo Migrante non ha proposto la riapertura del PAS'

Don Giuseppe Dalmasso, direttore della Caritas diocesana di Saluzzo, replica alle affermazioni della sezione locale di Fratelli d'Italia

Redazione 22/05/2020 15:26

Riceviamo e pubblichiamo.
 
Gentile Direttore,
riguardo il comunicato stampa pubblicato dal vostro giornale da parte di Fratelli d’Italia Saluzzo, come Direttore della Caritas diocesana vorrei fare alcune precisazioni, dal momento che sono stati citati stralci di articoli pubblicati sul sito del progetto Presidio “Saluzzo Migrante” in cui si affronta il tema dell’accoglienza delle persone senza dimora, alcune di queste arrivate nel nostro territorio in cerca di lavoro stagionale. Vorrei precisare che le riflessioni di “Saluzzo Migrante” non propongono la riapertura del PAS, come erroneamente attribuito, ma l’estensione del modello dell’Accoglienza Diffusa cioè l’assegnazione di strutture pubbliche in cui accogliere piccoli numeri di lavoratori, come previsto dalla legge regionale Allemano del 2016, recentemente rifinanziata dalla Regione Piemonte ed in questi anni attivato dai soli di Comuni di Saluzzo (23 posti), Lagnasco (da 36 a 42 posti), Verzuolo (30 posti) e Costigliole (8 posti) come raccontato in questo articolo http://www.saluzzomigrante.it/2019/08/19/stagionali-accoglienza-diffusa-1/.
 
La nostra Caritas ha da sempre visto in questo modello un esempio importante di accoglienza e tutela per i lavoratori agricoli stagionali in sinergia con i Comuni e il Consorzio socio-assistenziale Monviso Solidale che nell’ultimo anno ha gestito le strutture, accompagnati da un costante supporto dei nostri operatori per azioni di integrazione, aiuto materiale e orientamento ai servizi sul territorio. Questo progetto sostiene le imprese agricole che non hanno spazi idonei dove alloggiare i lavoratori stagionali, disponibilità che diventa ancora più difficile garantire con l'emergenza sanitaria. Gli articoli di “Saluzzo Migrante” riflettono sulla delicata questione delle persone senza dimora che, in questo periodo di pandemia, vedono messa a rischio la propria salute e quella collettiva. Come Caritas siamo preoccupati dal sovrapporsi di questa pandemia a fragilità a noi ben note (la mancanza di lavoro, la povertà economica e relazionale). Una preoccupazione che vale per tutte le persone senza fissa dimora, siano esse italiane, straniere, ma che in queste settimane riguarda anche i braccianti arrivati in cerca di lavoro oppure assunti, ma non ospitati dalle aziende e impossibilitati a far fronte ad un affitto per motivi economici o di reperibilità degli alloggi per brevi periodi. Rispetto a Casa Madre Teresa, dove i positivi al COVID sono stati una decina e non quindici come affermato nel comunicato, sottolineo come questa accoglienza sia gestita nel pieno rispetto delle normative e delle indicazioni date dagli enti di riferimento, in particolare l’ASL CN1. Constatando l’arrivo di persone in cerca di lavoro per la raccolta agricola, “Saluzzo Migrante” ha voluto specificare che non è competenza di questa Caritas istituire strutture di accoglienza per i braccianti assunti dalle aziende agricole locali, ma senza dimora perché non accolti o impossibilitati a far fronte ad un affitto. Le raccomandazioni delle normative prevedono l’individuazione di spazi di isolamento per almeno 14 giorni per le persone che arrivano da fuori regione e, in questo senso, Casa Madre Teresa non ha spazi che possono essere adibiti a ciò. Questo il senso della lettera inviata a al Comune di Saluzzo, alla Prefettura di Cuneo e alla Regione Piemonte.
 
Don Giuseppe Dalmasso
Direttore Caritas diocesana Saluzzo

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