Riceviamo e pubblichiamo.
Egregio Direttore,
sono recentemente stati diffusi i primi risultati dal tavolo sull’emergenza frutta nel Saluzzese voluto dal presidente Cirio. Siamo lieti che, venendo incontro alle proposte sin da subito espresse da Fratelli d’Italia, le parti abbiano deciso d’investire nello strumento dei voucher con contributi previdenziali defiscalizzati, a modo da rendere possibile il reperimento della manodopera agricola anche tramite l’utilizzo di studenti, disoccupati, cassaintegrati, percettori di reddito di cittadinanza e pensionati. Siamo certi questa convergenza di domanda ed offerta sia il punto d’incontro di future urgenze prossime. Solo lo scorso anno, proprio in Saluzzo, i nostri rappresentanti proposero come via alternativa all’accoglienza nella struttura del PAS l’alloggio dei braccianti della frutta in strutture aziendali destinate all’ospitalità. Evidentemente era un percorso concreto, ne dà prova quanto concordato. Crediamo sia lecito e giusto un contributo compensativo alle aziende.
Esiste una preoccupazione, tuttavia, in merito alla gestione di eventuali problematiche sanitarie in seno alle strutture ricettive di questo tipo. Urge una seria regolamentazione della gestione di tali emergenze e chiarimenti in merito alle responsabilità, civili e sanitarie, alle quali andranno incontro gli imprenditori agricoli. Impensabile infatti pensare che, verificati casi di diffusione del virus, siano gli stessi imprenditori a doverne pagare ripercussioni. L’infezione da COVID è intesa come infortunio e non come malattia. Pertanto, come previsto dall’art. 42 comma 2 del “Decreto Cura Italia” chi usa strutture aziendali per l’ospitalità è responsabile 24 ore su 24 circa il lavoratore, schiudendo un potenziale profilo di responsabilità penale per non aver adottato le misure necessarie a prevenire il rischio. Una condizione di rischio tanto ampia da aver fatto sì che le associazioni di categoria abbiano iniziato a consigliare alle aziende di procedere con la stipulazione di una assicurazione sulla tutela legale. Chiedere di accogliere e di farlo a proprio rischio è pericolo è un paradosso italiano. Oggi più che mai sarà fondamentale una scrupolosa legislazione in merito, che eviti di lasciare al caso particolari che potrebbero compromettere il destino non solo stagionale del settore. Un incremento dei numeri dell’epidemia avrebbe catastrofici effetti, in termini di salute e di mercato. Ogni scenario va preso in considerazione, data la facilità e la velocità di espansione del COVID, anche il peggiore: un eventuale aumento progressivo delle positività potrebbe stravolgere le priorità del tavolo; portando il problema dal dover raccogliere la frutta al non poterla commercializzare.
Di certo questo è la soluzione di cui questo comparto necessitava, adesso come negli scorsi anni. Ci auguriamo vivamente possa avere un buon decorso, a modo da poter divenire un nuovo esempio futuro, che oltrepassi l’accoglienza di impropria gestione comunale. Le ragioni di sicurezza sanitaria sono a doppio filo unite a quelle economiche. Il buon senso porterà per quest’anno a dare via preferenziale alle assunzioni “di prossimità”, dando accesso occupazionale alle categorie di residenti sopracitate. Riteniamo sia corretto coprire il resto del fabbisogno del settore occupando braccianti stranieri, a condizioni chiare (possesso di regolare contratto di lavoro per spostamenti extra regionali in primis).
Tuttavia, siamo sin da ora a bocciare voci revisionistiche degli accordi sopracitati. Temiamo vivamente che, sacrificate all’emergenza, queste riflessioni di buon senso vengano accantonate. Sempre le associazioni di categoria rivelano di una trattativa riservata con il Ministro Bellanova, che tratti di un accantonamento dei voucher in favore di una defiscalizzazione al 100% dei costi legati alla contrattualizzazione lavorativa per tutti i braccianti assunti ed ospitati nei container o alloggi aziendali. Una soluzione manchevole di ogni equità, che andrebbe a penalizzare alcuni per avvantaggiarne altri. Creando in questo modo le condizioni per cui gli imprenditori agricoli non abbiano interesse nello stipulare contratti ai residenti. Proprio in una fase tanto delicata, che constata e constaterà la perdita di reddito lavorativo per troppi italiani, taluni scoraggiano la loro occupazionabilità. Una modalità che andrebbe in scarico di ogni responsabilità su Regione Piemonte e singoli imprenditori, che sin da ora giudichiamo inaccettabile.
Chiediamo le problematiche del settore vengano affrontate, a maggior ragione in questo periodo delicato, in modalità scevra di condizionamenti e convenienze.
On. Monica Ciaburro
Paolo Radosta - Segretario Sezione Fratelli d’Italia “del Saluzzese”