SAVIGLIANO - L’opinione: a Savigliano nessuna via dedicata a chi è stato condannato, ma...

Secondo la logica della Giunta saviglianese non sarebbe possibile dedicare nulla a Dante Alighieri, Silvio Pellico o Sacco e Vanzetti

s.m. 09/05/2018 16:14

La notizia della variazione del regolamento comunale di Savigliano in merito all’intitolazione di vie o piazze, pubblicata ieri mattina (martedì 8 maggio) sull’edizione del quotidiano cartaceo ‘La Stampa’, lascia più di una perplessità: la giunta del sindaco Ambroggio ha deciso di modificare il regolamento toponomastico: “Da oggi, non potranno essere dedicate targhe commemorative a persone che abbiano contenziosi con il Comune oppure siano coinvolti in procedimenti penali per reati non colposi (quindi anche soltanto indagati) o che abbiano avuto una condanna definitiva per lo stesso tipo di reato- si legge sulle pagine locali del noto quotidiano in un articolo di Andrea Giaccardi -. Le specifiche sono valide anche per il richiedente. La correzione al regolamento è stata approvata all’unanimità”. 
 
Il giornalista lascia intendere, a ragion veduta, che la modifica sia stata votata ad hoc per uscire da una situazione imbarazzante, vale a dire l’autorizzazione della Giunta alla richiesta dell’istituzione di una targa pubblica da parte della saviglianese Anna, intenzionata a dedicare al defunto padre Francesco un’area verde alla quale si era dedicato in vita. Perché imbarazzante? Semplice, la signora è imputata nel processo Faramia, una storia di maltrattamenti nei confronti di un’anziana che ha scosso l’opinione pubblica saviglianese. Una volta fatta la scoperta per correre ai ripari l’amministrazione di Ambroggio si sarebbe (giustamente) appellata alla norma che prevede che per dedicare una via a qualcuno devono passare dieci anni dalla dipartita. Per dovere di cronaca bisogna dire che questa legge è stata impunemente disattesa in lungo e in largo in tutta la penisola, in nome di quel ‘recentismo' che tanto va di moda nell’epoca dei social network (vedi via Mike Bongiorno, via Franco Califano, etc..). Va da sé che sarebbe comunque bastato per giustificare il diniego senza troppi imbarazzi, mentre la Giunta ha ritenuto opportuno tutelarsi da ipotetiche situazioni analoghe che potrebbero presentarsi in futuro varando la modifica al regolamento. 
 
La questione potrebbe apparire, a primo acchito, di lana caprina, ma così non è in quanto situazioni di questo tipo possono avere ripercussioni e influenze su altri regolamenti, creando un circolo vizioso che potrebbe creare problemi a chi dovesse imbattervisi. La buona fede della Giunta pare evidente, eppure il regolamento varato è in palese contrasto con l’articolo 27, comma 2, della Costituzione che afferma che “l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”. Oltre a ciò c’è da dire che la città che diede i natali a Santorre di Santarosa è piena di condannati celebri ai quali sono state dedicate vie o piazze: a partire da via Dante Alighieri, passando per via Silvio Pellico, fino a via Sacco e Vanzetti. Verrà cambiata la toponomastica di tutta Savigliano o ci si limiterà al buonsenso?  Qualcuno potrebbe obiettare che il riferimento è all’ordinamento giudiziario vigente, ma se l’obiezione potrebbe essere valida sotto un aspetto meramente tecnico, di certo non lo sarebbe sotto quello della comune dialettica. 
 
Insomma, è legittimo e comprensibile che l’amministrazione comunale di Savigliano voglia evitare un intitolazione che creerebbe imbarazzi, ma probabilmente il modo scelto per evitare un impiccio non è stato dei più felici, ma agli errori (se tali saranno considerati) si può sempre rimediare... 

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