ALBA - Caporalato nelle vigne delle Langhe, maxi operazione dei Carabinieri

Misure cautelari per nove persone, identificati quaranta lavoratori vittime di sfruttamento tra le province di Cuneo, Asti e Alessandria

Redazione 26/03/2024 08:23

I Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Cuneo e dei Comandi Provinciali di Cuneo e Bolzano hanno eseguito un'ordinanza di misura cautelare interdittiva del divieto temporaneo di esercitare l’attività professionale o imprenditoriale, oltre al sequestro preventivo di undici veicoli, emessa dal Gip del Tribunale di Asti su richiesta della locale Procura della Repubblica: destinatarie dei provvedimenti nove persone (quattro macedoni, quattro albanesi e un tunisino) resesi responsabili di caporalato e di aver occupato alle proprie dipendenze lavoratori non in regola con il soggiorno in Italia. 
 
L’attività investigativa, avviata nel mese di aprile 2023 dopo attività ispettiva condotta unitamente ad Arma territoriale di Cuneo, ispettori ITL e con la collaborazione di mediatori culturali dell’OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) nell’ambito del contrasto al caporalato e lavoro irregolare in agricoltura, ha permesso di individuare un quadro diffuso di sfruttamento lavorativo in tutta la zona di Alba e territori limitrofi della Langhe, a forte vocazione vitivinicola, a danno di cittadini extracomunitari reclutati sulle piazze e prelevati con pulmini o autovetture da parte di datori di lavoro contoterzisti.
 
Lo sviluppo delle indagini ha permesso di ricostruire la rete di sfruttamento in agricoltura: da un luogo di concentramento dei lavoratori, gli stessi venivano prelevati e trasportati a cura dei caporali, titolari di aziende agricole di lavoro conto terzi, per l’impiego in condizioni di sfruttamento in aziende operanti nei vigneti delle province di Cuneo, Asti e Alessandria. 
 
Sono stati identificati ben quaranta lavoratori vittime di sfruttamento (quattordici del Gambia, quattro del Senegal, uno del Ghana, tre della Macedonia, tre della Tunisia, uno del Pakistan, uno della Nigeria, uno della Guinea, quattro dell'Egitto, due dell'Albania, tre del Marocco, uno del Gabon, due del Bangladesh) e per trenta di loro, ricorrendone le condizioni, è stato chiesto ed ottenuto il nulla osta al rilascio del permesso di soggiorno per grave sfruttamento lavorativo ed in parte sono stati presi in carico da O.I.M. che li ha trasferiti e inseriti in progetti SAI (Sistema Accoglienza Integrazione) in altre località italiane lontane da Alba, luogo dello sfruttamento, per l’inserimento lavorativo in diverse realtà imprenditoriali. Tra questi vi erano anche quelli che avevano trovato riparo in accampamenti di fortuna lungo il fiume Tanaro.

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