DOGLIANI - Di nuovo a processo l’ex presidente del consorzio produttori di Barolo

La Procura accusa Orlando Pecchenino di aver sottratto, per rivenderlo, una parte del vino che era stato sottoposto a sequestro nella sua cantina di Dogliani

a.c. 11/11/2020 13:51

 
C’è una “coda” nella vicenda giudiziaria che a febbraio di quest’anno è culminata in una sentenza di primo grado a carico di Orlando Pecchenino, ex presidente del consorzio di tutela del Barolo e del Barbaresco fino al 2018.
 
L’imprenditore era finito a processo insieme al fratello Attilio perché accusato di aver violato il disciplinare di produzione vinificando nella storica cantina di famiglia a Dogliani anziché in quella di Monforte d’Alba, come aveva invece dichiarato. Lo stabilimento doglianese sorge a trecento metri di distanza dall’area di produzione del Barolo. A norma di legge, quindi, lo stesso vino che entro quei confini può essere chiamato Barolo docg deve essere etichettato come Langhe Nebbiolo doc se ciò non avviene. Il procedimento di fronte al giudice Alice Di Maio si è concluso con la condanna di entrambi gli imputati a sei mesi di reclusione per quanto attiene alle annate comprese fra il 2007 e il 2012. Assoluzione perché il fatto non sussiste, invece, per quanto riguarda le annate 2005 e 2006.
 
Ora però il solo Orlando Pecchenino è chiamato a rispondere di un altro addebito, riguardante la presunta sottrazione di una parte del vino sequestrato dai Nas. Nell’ambito delle indagini avviate nel 2016, i carabinieri avevano messo “sotto chiave” l’intera annata 2016, pari a 423 ettolitri di vino da uva nebbiolo. Di questi, sostiene l’accusa, circa 9 ettolitri sarebbero comunque stati vinificati e rivenduti in violazione del sequestro. In tribunale sono stati ascoltati i primi due testimoni, operanti delle forze dell’ordine che hanno preso parte alle indagini. Il processo è stato quindi aggiornato al 15 aprile 2021.
 
I Pecchenino erano già stati rinviati a giudizio ad Asti in seguito a un’analoga inchiesta per tentata frode in commercio e falso riguardante le annate 2013, 2014 e 2015 del Barolo. In quell’occasione il procedimento si era concluso con un patteggiamento davanti al gip, finalizzato ad ottenere un più rapido dissequestro delle annate. Per il secondo filone giudiziario a Cuneo, conclusosi con la parziale condanna, le difese hanno annunciato il ricorso in appello.

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