CASTIGLIONE TINELLA - Pene ridotte per l’omicidio di Pasquetta: due fratelli uccisero il vicino a bastonate

Adrian e Valentin Betea condannati in appello a 21 anni. Nel 2016 la rissa a Castiglione Tinella che costò la vita a Georgiev Gorancho, dopo anni di agonia

in foto: la famiglia Gorancho davanti al tribunale di Asti

a.c. 15/06/2023 12:01

Il procuratore generale Giancarlo Avenati Bassi aveva chiesto ai giudici della Corte di assise d’appello di Torino di non concedere “neanche un giorno” di riduzione della pena ai due responsabili della morte di Georgiev Gorancho. Il tribunale ha optato invece per uno sconto di pena, seppur lieve, vista l’esclusione di un’aggravante: per i fratelli Adrian e Valentin Betea la condanna passa da 22 a 21 anni.
 
Un delitto assurdo, quello maturato a seguito di una rissa tra vicini di casa a Castiglione Tinella. Era il 28 marzo 2016, giorno di Pasquetta: la lite tra i due nuclei familiari scaturì dal fumo della grigliata che i fratelli rumeni stavano preparando nel cortile condominiale, sotto un gazebo. Il 39enne Gorancho, bracciante agricolo di nazionalità macedone, ex militare e padre di quattro figli, se n’era lamentato. Sembrava che tutto fosse risolto dopo l’intervento dei carabinieri nella mattinata, ma al pomeriggio dalle parole si era passati ai fatti e ne era scaturita una rissa a colpi di mazza tra quattro macedoni e altrettanti rumeni. Gorancho, raggiunto alla testa con bastonate e calci, aveva avuto la peggio. Sarebbe morto dopo quattro anni di agonia, senza mai riprendersi dal coma, a causa delle violenze di quel giorno.
 
Per l’aggressione i Betea erano stati condannati a otto anni, ma dopo il decesso di Gorancho il processo era ripartito con l’imputazione più grave. Alla rissa aveva assistito dalla finestra anche il figlio dodicenne di Gorancho che, terrorizzato, aveva chiamato la madre per avvisarla di ciò che stava accadendo. Al suo arrivo la donna aveva trovato il marito ormai a terra, colto da un arresto cardiaco e incapace di parlare. Le sue condizioni erano già gravissime e sarebbero sfociate in uno stato vegetativo irreversibile. Per i due responsabili materiali dell’omicidio la Procura aveva chiesto in primo grado la condanna a diciassette anni.
 
“È una sentenza che non condivido. Attendo le motivazioni e ricorrerò in Cassazione” ha commentato l’avvocato Roberto Saraniti, difensore degli imputati insieme a Deborah Abate Zaro. Secondo le difese non si trattò di una rissa, ma di una vera aggressione ai danni dei fratelli, per i quali doveva essere applicata la legittima difesa: la tesi è che l’uomo, prima di cadere a terra, stava andando nel garage per recuperare nuovamente degli oggetti (nel locale i carabinieri trovarono un falcetto) di cui servirsi durante la colluttazione. Di parere opposto è stato il sostituto procuratore Avenati Bassi, che ha parlato di “fatto gravissimo. Gli imputati - ha detto - si accanirono su Gorancho con rabbia crescente. Fu una scelta enorme rispetto a qualsiasi cosa potesse essere accaduta in precedenza”.

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