ALBA - Raccoglievano fondi da inviare in Albania a un imam vicino all'Isis: quattro arresti tra la Granda e Bari

In manette quattro albanesi da anni in Italia. Nelle intercettazioni si parlava anche di Covid: "Un soldato di Allah mandato sulla terra per punire la miscredenza degli occidentali"

Redazione 14/03/2022 13:47

Avrebbero raccolto e inviato denaro per finanziare in Albania l'attività terroristica dell'imam della moschea "Xhamia e Letres" a Kavaje (Tirana), Genci Abdurrahim Balla, ritenuto vicino all'associazione Isis Daesh e già condannato a 17 anni di reclusione per aver reclutato decine di combattenti inviati in Siria. È questa l'accusa della Dda di Bari nei confronti di quattro cittadini di origine albanese residenti in Italia, arrestati oggi dai poliziotti della Digos tra le province di Bari e Cuneo. I dettagli dell’operazione sono stati illustrati in una conferenza stampa che si è svolta stamattina, lunedì 14 marzo, negli uffici della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari: uno dei quattro arresti è stato eseguito in provincia di Cuneo, nella zona di Alba.
 
Agli arresti domiciliari - riporta l’Ansa - sono finiti Yljan Muca, 31 anni, Roland Leshi, 37 anni, Elsio Ramku, 33 anni, e Roland Belba, 37 anni, residenti tra Bari, Adelfia e Rutigliano. Muca, secondo quanto emerso dalle indagini, sarebbe stato il promotore dell'iniziativa di raccolta di denaro, Leshi e Ramku avrebbero avuto il ruolo di intermediari e Belba, cognato di Muca, con la complicità di altre due persone in Albania, avrebbe materialmente trasferito i soldi attraverso canali non tracciabili e, in un caso, trasportando il denaro in un borsone nascosto in un camion a bordo di un traghetto. Negli ultimi due anni sono stati documentati viaggi ogni due mesi. I fatti contestati risalgono al periodo compreso tra maggio e luglio 2020. A Muca è contestato anche il reato di apologia di terrorismo per aver diffuso tramite una chat Whatsapp, la stessa sulla quale avrebbe lanciato la raccolta di denaro, il link di un video sull'arresto di 40 sospetti affiliati all'Isis “con la raffigurazione delle effigi di alcuni Imam, tra cui Genci Abdurrahim Balla - si legge negli atti -, con conseguente rievocazione ed esaltazione della condotte commessi da questi e delle ragioni della detenzione con presa di distanza dall'azione della polizia”.
 
Il gruppo considerava il Covid “un minuscolo soldato di Allah, mandato sulla terra per punire la miscredenza degli occidentali”. È una delle frasi intercettate durante l'inchiesta. "Il Coronavirus - dicevano gli indagati - è stato creato e voluto da Allah per ricordare la natura insignificante degli uomini sulla terra". 
 
Uno dei quattro arrestati, Elsio Ramku, ha ottenuto anni fa la cittadinanza italiana e dopo aver superato un concorso pubblico, è dipendente comunale e lavora nell’ufficio tecnico del Comune di Bari. Le indagini della Digos, coordinate dal pm Domenico Minardi, hanno accertato che uno degli arrestati avrebbe anche condiviso su Telegram documenti “di chiara matrice jihadista”, video e audio di propaganda dell’Isis/Daesh, comunicati degli ex leader dello Stato islamico Abu Bakr Al Baghdadi e del suo successore Ebu Ibrahim El Hashimi El Lureshi, tutti tradotti dall’arabo in albanese.

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