GRINZANE CAVOUR - Roggero va da Mario Giordano: “Mettetevi nei suoi panni”

Il gioielliere di Grinzane a Fuori dal Coro parla della recente condanna: “Che messaggio diamo? Chi lavora cinquant’anni in galera e chi fa il rapinatore va premiato?”

in foto: Mario Roggero dopo la rapina del 2015

Andrea Cascioli 07/12/2023 15:04

Comincia dallo studio di Mario Giordano il “tour” di ospitate televisive che Mario Roggero, il gioielliere condannato per l’omicidio di due rapinatori a Grinzane Cavour, ha in programma di affrontare in questi giorni.
 
A Fuori dal Coro, davanti alle telecamere di Rete Quattro, Roggero ripete la versione che ha dato ai giudici della Corte d’Assise di Asti su quanto accaduto nel suo negozio, il pomeriggio del 28 aprile 2021: l’ingresso dei banditi, la minaccia a sua figlia con una pistola giocattolo (“ma aveva tutte le caratteristiche di una pistola vera, è da soft air”) e a sua moglie con un coltello, l’irruzione dal laboratorio del retrobottega, dove si trovava in quel momento. Così ricorda la drammatica sequenza: “Uno dei banditi, quello di Torino [Giuseppe Mazzarino, ndr], ha forzato la porta e ha detto ‘chi c’è di là?’. Mia moglie ha risposto: ‘C’è mio marito’. Le puntava il coltello con la mano sinistra, con la destra le ha dato un pugno fortissimo. Io sento un urlo terribile: le hanno sparato? L’hanno accoltellata? Apro la porta e mi tuffo disarmato, c’è stata una colluttazione. Ho preso quello più grosso [Andrea Spinelli, ndr] e l’ho atterrato, è caduto sopra di me. Quello che tenevo immobilizzato, il più grande, lascia cadere la pistola, l’altro la prende e me la punta in faccia. Urlava: ‘Ti ammazzo, ti ammazzo’. Ho visto la vita passarmi davanti in pochi secondi. Allora ho lasciato andare il più grande che ha ripreso la pistola e me l’ha puntata in testa”.
 
Roggero colloca a quel punto il “conto alla rovescia” del bandito: “Gli ho detto solo di non sparare, gli avrei dato quello che voleva. L’altro contemporaneamente chiedeva ‘dove sono i soldi?’. Ho risposto che erano nella cassa e mi sono avvicinato. Con la mano sinistra, sotto il tiro della pistola, ho messo la mano sul cassetto dove da sei anni tenevo la mia arma”. Poi i rapinatori che entrano in auto, l’inseguimento, gli spari: “Ho pensato di non aver preso nessuno, perché scappavano tutti”. Invece li aveva presi tutti e tre: “Ma ho sparato nella portiera, non ho mai puntato a chi guidava. Spinelli aveva la pistola in mano puntata verso di me, in un secondo ho sparato i tre colpi nella macchina”. Si arriva al fotogramma in cui il gioielliere prende di mira Mazzarino, in ginocchio dopo il colpo mortale: il grilletto scatta a vuoto. “Lì sta puntando la pistola” fa notare Giordano: “Era scarica” risponde Roggero. Spinelli, l’altro malvivente colpito a morte, viene inseguito sul marciapiede di via Garibaldi, dove si accascia e subisce un paio di calci: “A Spinelli chiedevo ‘dov’è mia moglie? Dov’è mia moglie?’. Lui mi è saltato addosso con una forza inaudita cercando di buttarmi per terra: non ho pensato fosse ferito”.
 
Non si spiega, da condannato, perché il pm abbia parlato di vendetta: “Il nostro avvocato ha spiegato fotogramma per fotogramma ciò che è successo e ha lasciato 116 pagine di memoria ai giudici popolari. La mia spiegazione è supportata dai tecnici della procura e dai medici che hanno fatto l’autopsia”. Eppure la condanna è arrivata, a diciassette anni, più di quanti ne chiedesse l’accusa: “Io non credo che i giudici popolari mi abbiano condannato, sono stati influenzati”. Il suo giudizio, anche adesso, rimane immutato: “La condanna? Follia, totale, non ha nessun senso. A settant’anni dovrei andare dentro diciassette anni? Probabilmente c’è qualcosa che non quadra”. E ancora: “Che messaggio diamo ai figli, agli italiani? Che chi lavora da cinquant’anni e paga le tasse dev’essere condannato e chi da tutta la vita fa il ladro e il rapinatore dev’essere premiato?”.
 
In studio il conduttore lo asseconda, mostra il video della rapina, poi la foto di come era ridotto Roggero, non nel 2021 ma sei anni prima, dopo il pestaggio subito durante un’altra rapina: “Ha sbagliato? Ha esagerato? Io dico solo: mettetevi nei suoi panni. Mettetevi nei panni di un uomo che alle 18,36 di quel giorno di aprile non voleva far male a nessuno, non avrebbe fatto male a nessuno. Perché quel giorno, come tutti i giorni della sua vita, lui pensava solo a lavorare”.

Notizie interessanti:

Vedi altro