VEZZA D'ALBA - Feudo 2, rinviati a giudizio gli ex sindaci di Montaldo Roero, Santo Stefano Roero e Vezza d’Alba

Insieme a loro andranno a processo l’ex vicesindaco di Vezza e altri otto imputati. Corruzione, truffa ai danni dello Stato e turbativa d’asta tra i reati contestati

Andrea Cascioli 30/11/2023 16:10

Andranno tutti a giudizio i dodici indagati nell’ambito dell’inchiesta “Feudo 2”, avviata dalla Guardia di Finanza nei confronti di due sindaci e un vicesindaco del Roero e di vari funzionari pubblici e professionisti del territorio. Uno scandalo che nel 2022 aveva portato all’arresto e alle successive dimissioni di Carla Bonino e Giuseppe Steffanino, rispettivamente sindaco e vicesindaco di Vezza d’Alba, e del sindaco di Montaldo Roero Fulvio Coraglia. Oltre a loro è stato indagato l’ex sindaco di Santo Stefano Roero Renato Maiolo, già coinvolto nella prima operazione “Feudo” che nel 2021 lo aveva portato all’arresto.
 
Dopo l’udienza preliminare dello scorso 28 novembre, stamani il gup di Asti ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio presentata dalla Procura. Corruzione, truffa aggravata allo Stato, turbativa d’asta, falso materiale e falso ideologico sono i reati ipotizzati: l’indagine era scaturita proprio dall’arresto di Maiolo, mettendo nel mirino l’ormai disciolta Unione dei Comuni del Roero, tartufo e Arneis di cui facevano parte i tre comuni interessati.
 
Le fiamme gialle avevano evidenziato l’esistenza di “un articolato, pervasivo e ben consolidato sistema fraudolento di gestione della cosa pubblica”, volto all’assegnazione di appalti e consulenze a professionisti e imprenditori “amici”. Il Nucleo di Polizia Economico Finanziaria ha passato al setaccio i bilanci degli enti locali dell’ultimo decennio. Le irregolarità più gravi a Vezza d’Alba, dove i funzionari comunali avrebbero annotato crediti falsi, con la connivenza del sindaco, al fine di chiudere gli esercizi finanziari in positivo.
 
Dagli atti emerge, nel complesso, un danno erariale quantificato in un milione e mezzo di euro. Gli amministratori, pur senza intascare denaro, sarebbero stati disposti per mero interesse politico ad avallare spese gonfiate e lavori talvolta inutili. A loro volta i professionisti favorivano imprese compiacenti che, in cambio, avrebbero acquistato da aziende a loro riconducibili i materiali da impiegare. Uno “scambio” di questo genere sarebbe emerso per esempio nell’ambito dei lavori di installazione di dispositivi per il rilevamento acustico, eseguiti per conto dell’Unione del Roero. In un altro caso una serie di interventi da realizzare presso la scuola di Vezza d’Alba erano stati “spacchettati”, in modo da evitare il bando. I vari appalti erano stati affidati con assegnazione diretta a un’impresa “amica”.
 
Il processo avrà inizio il prossimo 12 marzo di fronte al tribunale collegiale di Asti.

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